Un trasformista, un attore, un illusionista e dal prossimo maggio potrà anche “dire di avere cantato al Teatro Regio”.
Arturo Brachetti non nasconde l’emozione del cimentarsi in una nuova esperienza in un teatro che gli è molto caro. Proprio qui ha avuto il suo primo incontro con l’opera a 17 anni, un ruolo da comparsa come torero in una rappresentazione della Carmen nel 1975. Quasi 50 anni dopo il ritorno al Regio nei panni della Duchessa di Krackentorp ne “La figlia del reggimento” un’opéra-comique di Gaetano Donizetti, in scena dal 13 al 23 maggio.
“La scorsa estate mi sono già cimentato nel Barbiere di Siviglia a Salisburgo, un ruolo importante e anche se muto mi sono gasato moltissimo. Adesso sono stato scelto per un altro ruolo, di cameo e travestito, visto che interpreto una vecchia anziana.
Sarà divertente, canterò anche una canzoncina. L’opera è stata trasformata dai registi canadesi, verrà messa in scena in maniera più colorata e originale. Il tutto si svolgerà su un comò, il comò dell’anziana ‘fille du regiment’ che ricorda la sua vita. Non voglio parlare troppo perché sarà un’esibizione piena di sorprese e chiaramente un po’ di trasformazioni.”
Arturo Brachetti durante il giro per un silenzioso Teatro Regio ha raccontato alcuni aneddoti della sua vita artistica e del teatro stesso, commentati e continuati dal sovrintendente Mathieu Jouvin e dal direttore artistico Cristiano Sandri, coloro che hanno proposto al trasformista dei record questa collaborazione straordinaria. Entrambi si dicono estremamente contenti di potere contare su un’artista così poliedrico e con tanta esperienza nel teatro di varietà.
“Grazie alla sua cultura e al suo umorismo potrà dare allo spettacolo un apporto speciale” ha detto Sandri.