di Giuseppe Giordano
Di lavoro fa il traduttore brevettuale, ma è famoso per essere un “acchiappabufale” professionista: Paolo Attivissimo è un guru del web, mentre il suo blog, “Il Disinformatico”, è da anni in prima linea nello smascheramento delle fake news. A Futura spiega il dietro le quinte di uno straordinario successo: dal rapporto con i social network («preferisco la mail», dice), all’aiuto dei suoi poco conosciuti collaboratori.
Quando hai deciso di aprire il tuo blog?
«A metà degli anni Novanta ho scritto “Internet per tutti”, in cui segnalavo alcune delle bufale che già allora circolavano sul web. I lettori si sono dimostrati molto interessati a questa parte, quindi ho aperto il mio primo sito,”attivissimo.net”, per continuare a smascherare panzane. L’attuale blog, il “Il Disinformatico”, nasce nel 2004. Dopo sono cominciate le collaborazioni con radio, tv e giornali e sono diventato, oltre che informatico, giornalista».
Quando ti sei accorto di essere un personaggio pubblico?
«Mi capita spesso di essere riconosciuto dalla voce perché lavoro in radio. Una volta mi hanno fermato a un matrimonio e a uno spettacolo di magia. È anche capitato che mi chiamassero per nome alcuni poliziotti ai quali stavo per chiedere informazioni».
C’è qualcuno che ti dà una mano a gestire tutto quello che fai?
«Quando sono in viaggio, alcuni moderatori si occupano dei commenti sul blog. Elena Albertini, un’amica di vecchia data, mi ha aiutato con il caricamento e la revisione delle voci della “Bufalopedia”. Anche mia moglie mi dà una mano, organizzando l’agenda dei miei appuntamenti».
Quanti contatti giornalieri fa il tuo sito e quante mail ricevi ogni giorno?
«In dicembre ha riscosso molta attenzione l’inchiesta sul business delle bufale. Il giorno della pubblicazione della prima puntata c’è stato un picco di 116mila visualizzazioni, che ha portato a 817mila i click dei precedenti trenta giorni. Ricevo circa un centinaio di mail al giorno, che smisto lasciando solo quelle che mi interessano, solitamente una ventina».
Riesci a sbarcare il lunario con i guadagni che arrivano dal blog?
«Nella vita faccio il traduttore brevettuale, che consiste nel tradurre i brevetti dall’italiano tecnico, burocratico, all’inglese. Un lavoro noioso, che però mi consente di vivere. Le donazioni che arrivano da “Il Disinformatico”, cinque o venti euro che qualche lettore mi regala per incoraggiamento, sono molto soddisfacenti ma non abbastanza da creare un vero profitto. Non uso più Google AdSense (sistema di annunci pubblicitari di Google, ndr), perché rendeva troppo poco ed era pieno di inserzioni che non gradivo. Non saprei quanto mi frutta ciascuna delle mie attività separatamente, perché la contabilità viene gestita da mia moglie. Ad esempio so di guadagnare con Youtube, ma non saprei dire quanto».
Nella tua bio dici di “aver smesso” con Facebook. La consideri una dipendenza?
«Non una dipendenza ma un fastidio. Lo trovo inefficiente, scomodo da gestire e con tanto rumore di fondo. Appena ho cancellato il mio account ne è spuntato uno finto, quindi ho chiesto e ottenuto una pagina segnaposto che non aggiorno da un po’. Per interagire con i miei lettori preferisco la mail».
Cosa ne pensi degli altri social network?
«Twitter è utile per restare in contatto con i lettori o essere aggiornato su quello che succede tramite gli account delle agenzie di stampa o delle riviste specializzate. Mi piace la concisione, la comodità, ma soprattutto il fatto che giri molto bene sul mio smartphone. Sono iscritto anche a Instagram, più che altro per capire come funzioni. Ogni tanto carico una foto del mio gatto, ma non molto altro».