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Femminicidio sotto la lente dell’Università. Belluati (UniTo): “Bisogna conoscere il problema per combatterlo”

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Per combattere la violenza di genere “bisogna conoscerla in tutte le sue forme”. Marinella Belluati, curatrice del volume “Femminicidio. Una lettura tra realtà e rappresentazione”, affronta con queste parole la piaga degli abusi contro le donne. In occasione della presentazione del libro, l’autrice e docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi di Unito ha introdotto il focus dell’opera che illustra i risultati ottenuti dall’Università di Torino nell’ambito della ricerca Prin – Miur 2015 “Rappresentazioni sociali della violenza sulle donne: il caso del femminicidio in Italia”. “Presentare e conoscere il problema della violenza di genere permette di affrontarlo e di abbatterlo”, afferma Belluati.

“Si tratta di un’iniziativa culturalmente importante dal punto di vista educativo – spiega Barbara Bruschi, vicerettrice alla didattica di Unito –. Ogni azione che facciamo per contrastare il problema è una piccola goccia nel mare che può portare un segno positivo, di sensibilizzazione. Voglio sottolineare inoltre che le parole hanno un peso, le parole possono ferire e, talvolta, uccidere. Spesso la società ci induce a pensare che se un abuso non viene denunciato automaticamente non esiste. Si tratta di una rappresentazione sbagliata che va distrutta”.

“Il fenomeno della violenza di genere è complesso”, aggiunge Silvia Fornari, coordinatrice della sezione Studi di genere di Unito. A questo proposito l’Università di Torino ha allestito uno sportello antiviolenza che svolge un ruolo di sensibilizzazione della popolazione, soprattutto quella giovanile. “Una delle problematiche è proprio la cultura di riferimento, che continua a imporre enormi differenze tra la rappresentazione maschile e quella femminile – aggiunge –. Ne è un esempio il caso Elisabetta Franchi, l’imprenditrice che ha dichiarato di assumere solo donne di una certa età perché quelle più giovani ‘hanno un costo’”.

Al progetto “Femminicio. Una lettura tra realtà e rappresentazione” hanno partecipato la sezione Studi di genere e Processi e istituzioni culturali, unite in questa iniziativa.

“È necessario riconoscere la violenza di genere come un fenomeno sistemico – dice Daniela Cherubini, docente dell’Università Milano Bicocca –. Il libro rappresenta un buon esempio per le analisi contenute, che provengono da uno sforzo di ricerca nazionale e collettivo. Dobbiamo mettere in evidenza le radici culturali della violenza: ovvero riconoscere il fatto che è radicata nei rapporti di potere, nelle rappresentazioni della vita quotidiana, nei cliché e negli stereotipi di genere”.

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