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I Viaggi di Futura: Figli di Ucraina

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Che cosa lascia una guerra dentro coloro chiamati, loro malgrado, a esserne testimoni?

In Ucraina si combatte ormai da un mese. Dai negoziati diplomatici condotti sin qui, sembra che le condizioni per un cessate il fuoco siano ancora lontane. Ma per Vladyslav e Tina, che hanno scelto di restare e resistere, da questa guerra o se ne esce calpestando la propria terra, o non se ne esce affatto. Cessare il fuoco non significa instradare la pace. Né per le leggi oggettive della diplomazia, né per l’esperienza di un popolo che la combatte, nel silenzio generale, da troppi anni.

Fino a questo momento, la velocità e la gravità del conflitto ne hanno rivelato soprattutto – e giustamente – una dimensione emergenziale. Quella delle città sventrate, dei milioni di profughi che bussano alle porte dell’Europa, dei carburanti alle stelle e dei rapporti diplomatici che restano tesissimi. Tutte immagini che prima o poi sbiadirannno, ma che descrivono in modo immediato il volto più familiare della guerra, quello che ci permette di fissarla nella nostra memoria.

Oltre alla distruzione urbana e alla crisi dei profughi che questa crisi ha generato, è però possibile rintracciare i primi segni di un pesantissimo strappo sociale che coinvolge socialmente ucraini e russi. Partendo dalle esperienze personali di Vladyslav e Tina, abbiamo provato a intercettare l’incrinarsi definitivo dei rapporti già difficili tra questi due popoli. Una relazione che aveva bisogno della generazione nata dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica per trovare una possibilità di riscatto. Una possibilità che ora è pesantemente compromessa, rispedita indietro nella Storia.

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