Era il 17 marzo 1861, esattamente 161 anni fa, quando nacque ufficialmente lo Stato italiano e si concluse il lungo processo di unificazione dopo la Seconda guerra d’indipendenza e la spedizione dei Mille. Vittorio Emanuele II di Savoia, re di Sardegna e Piemonte, divenne il primo re italiano. E Torino la prima capitale. La completa unificazione del territorio nazionale avvenne però successivamente. Veneto e provincia di Mantova vennero annessi 5 anni dopo; il Lazio nel 1870; il Trentino-Alto Adige e la Venezia Giulia nel 1918.
Oggi, in occasione della “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera”, il capoluogo piemontese festeggia il 161° anniversario dell’Unità con una serie di appuntamenti istituzionali e culturali.
Gli eventi oggi
Partiamo con gli appuntamenti istituzionali. Le celebrazioni si sono aperte con la deposizione delle corone d’alloro da parte dei rappresentanti del Governo italiano alla tomba di Camillo Benso Conte di Cavour a Santena, in provincia di Torino. Alla Biblioteca Nazionale universitaria di piazza Carlo Alberto, si è svolto invece l’incontro istituzionale con le scuole, a cui hanno partecipato il presidente del Consiglio regionale, Stefano Allasia, e i rappresentanti di Ufficio scolastico regionale e Prefettura.
Oltre ai festeggiamenti ufficiali, anche quelli culturali. All’auditorium Antonio Vivaldi della Biblioteca nazionale torinese è andato in scena lo spettacolo teatrale “L’Italia che non c’era” per ricordare e celebrare l’unificazione. Oggi pomeriggio alle 16, invece, si terrà la versione integrale del “Canto degli Italiani” eseguito dal coro e dall’orchestra d’archi del liceo Cavour di Torino, nell’Aula storica del Parlamento subalpino del Museo del Risorgimento.
I prossimi appuntamenti
Non finisce qui. Il Museo del Risorgimento a Palazzo Carignano aprirà le porte al pubblico. A partire da giovedì 17 marzo fino a domenica 20 marzo, i cittadini avranno la possibilità di visitare l’Aula del Parlamento Subalpino, eccezionalmente aperto per l’occasione. L’Aula riapre le sue porte dopo due anni di chiusura a causa delle restrizioni da Covid-19, per permettere ai visitatori di vivere l’emozione di entrare nel cuore della storia italiana, riscoprendo le radici della nostra identità. La Camera Subalpina è l’unica aula parlamentare rimasta integra in Europa tra quelle nate con le rivoluzioni del 1848 ed è riconosciuta monumento nazionale dal 1898. Dal 1938, anno del trasferimento del Museo a Palazzo Carignano divenne parte integrante dell’esposizione. Dopo gli importanti interventi di restauro del 1988 e del 2011, che ne hanno garantito la conservazione, è stata resa accessibile dal 2017 al 2019 una volta l’anno nelle giornate della Festa dell’Unità Nazionale. Nella Camera dei deputati si è svolta l’attività legislativa del Regno sardo tra l’8 maggio 1848 e il 28 dicembre 1860 ed è qui che Camillo Cavour, Giuseppe Garibaldi, Lorenzo Valerio, Angelo Brofferio, Cesare Balbo, Massimo d’Azeglio, Vincenzo Gioberti, Quintino Sella e centinaia di altri posero le basi della nostra democrazia e avviarono il cantiere dell’Italia.
Non si tratta dell’usuale vista dall’ampio affaccio esterno che ne consente la visione di insieme. In queste giornate speciali, dopo la visita alle sale del Museo, sarà infatti possibile entrare a piccoli gruppi, accompagnati da una guida del museo che ne illustrerà la storia e l’architettura.
Nel cortile del Museo, dal 17 marzo e fino a metà aprile, sarà ospitata un’edizione speciale di “Toh” dedicata all’Unità d’Italia. Avvolto nel tricolore, l’opera creata da Nicola Russo darà il benvenuto ai visitatori.
Per questo progetto, verrà prodotta una serie limitata del “Toh” ispirata al tricolore, in vendita presso il bookshop del museo: una parte del ricavato sarà destinato alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus di Candiolo.
Infine, giovedì 7 aprile alle 18.30, nella Sala Plebisciti del Museo del Risorgimento, si svolgerà una lettura recitata, da parte di attori di Teatro e Società, di alcuni brani tratti da lettere pubbliche e private di Giuseppe Mazzini.