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Libia: nuovo Governo, stesse divisioni

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La Libia rischia di tornare nel caos. L’odierna elezione a premier dell’ex ministro dell’Interno del governo Serraj, Fathi Bashagha, da parte del Parlamento di Tobruk, segna il possibile ritorno a una spaccatura netta fra Tripolitania e Cirenaica. Abdel Hamid Dbeibah, premier di transizione designato lo scorso anno – con l’accordo di tutte le parti – per portare il Paese alle elezioni del 24 dicembre 2021, poi cancellate, aveva infatti dichiarato che non avrebbe accettato un passaggio di potere a un governo non eletto dal popolo. La nomina di oggi potrebbe riaprire una lotta per il potere simile allo scisma del 2014, che vide la nascita di due governi paralleli e l’avvento del Grande Gioco di potenze straniere.

Questa mattina proprio Dbeibah era scampato a un attentato mentre tornava alla sua abitazione: uomini armati avevano fatto fuoco sul convoglio in cui viaggiava il primo ministro, colpendo anche la sua auto. L’attacco è avvenuto poco prima del voto da parte dell’Assemblea di Tobruk, in un contesto di forte opposizione politica ma anche di scontro tra le milizie armate del cui supporto entrambi i premier, Dbeibah e il neo-eletto Bashagha, godono nella capitale Tripoli.

Dall’equazione non bisogna escludere la costellazione di milizie armate e praticamente indipendenti presenti nel panorama libico, da anni al centro di rivendicazioni di potere nei confronti del governo centrale e, soprattutto, delle amministrazioni europee, compresa quella italiana. I gruppi hanno in mano il traffico di droga, idrocarburi e esseri umani, e usano l’immigrazione come leva per estorcere finanziamenti dai Paesi dell’Unione. Di conseguenza, c’è il rischio di un ulteriore accrescimento del loro potere, e di un minore controllo internazionale su eventuali violazioni dei diritti umani.

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