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Vaccini record nelle scuole, ma i contagi corrono di più

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Le scuole piemontesi piombano nel caos: sempre più aule vuote, tracciamento al collasso e totale autonomia dei dirigenti scolastici nell’applicazione delle norme nazionali. Dopo due anni di pandemia, le misure studiate per limitare i contagi nelle scuole sembrano non essere ancora efficaci. A metterlo nero su bianco sono anche i nuovi dati del report regionale sull’analisi della situazione epidemiologica nella settimana dal 17 al 23 gennaio, che registrano un incremento nei casi di positività e la presenza di diversi focolai sparsi per gli istituti piemontesi, aumentati da 227 a 1486 in una sola settimana. Un incremento notevole, che ha investito principalmente la città di Torino, seguita da quelle di Cuneo e Alessandria.

Quest’accelerazione sembra contro tendenza rispetto alla generale diminuzione dei casi e al positivo andamento delle vaccinazioni nella fascia d’età dai 12 ai 19 anni. La campagna vaccinale ha raggiunto già l’83% di adesioni: su una platea di 313mila ragazzi, 216mila sono gli aderenti e oltre 255mila quelli che hanno ricevuto almeno una dose. Per incentivare il completamento del ciclo vaccinale, gli appartenenti a questa fascia d’età hanno un accesso preferenziale in alcuni hub dedicati, indicati sul sito della Regione Piemonte.

L’aumento dei contagi ha colpito principalmente la fascia dai 3 ai 5 anni, che segna il 91,9% di casi in più. Per numero di contagi segue quella dai 6 ai 10 e quella dagli 0 ai 2. Soltanto la fascia tra i 14 e i 18 vede invece una leggera diminuzione del 10,9%, in linea con la decrescita dei casi regionali tra gli adulti, scesi del 3,3%.

I numeri sembrano, quindi, dare ragione a quegli istituti che avevano deciso di non riprendere a pieno regime le lezioni in presenza. Dalla ripresa delle attività dopo le vacanze, infatti, diverse scuole avevano scelto la strada della didattica a distanza preventiva e precauzionale anche con un solo alunno positivo in classe, nonostante le norme ministeriali non la rendano obbligatoria. I protocolli nazionali prevedono, infatti, che gli alunni venuti a contatto con un positivo debbano eseguire un test rapido immediato e uno a cinque giorni di distanza dal contatto. Se non dovessero insorgere ulteriori casi, le lezioni potrebbero proseguire normalmente in presenza.

Secondo l’Asl del Piemonte si tratta, però, di misure insufficienti nel quadro epidemiologico attuale, tanto che l’azienda sanitaria regionale ha deciso di rivolgere una comunicazione a tutti gli istituti scolastici, raccomandando la sospensione dell’attività didattica in presenza di “uno o più casi confermati di Covid-19”. Contro l’autonomia delle Asl dai protocolli nazionali si erano scagliate le famiglie, riunite nel Comitato priorità alla scuola, che hanno visto penalizzati ancora una volta gli studenti.

Adesso l’aumento dei contagi ha costretto alla quarantena 3.242 classi, ben 2930 in più della scorsa settimana. Le problematicità sono certamente diverse: dalle denunce di mezzi di trasporto perennemente affollati all’impossibilità di mantenere un vero e proprio distanziamento nella maggior parte delle aule. In ogni caso i numero parlano chiaro: il sistema, così com’è organizzato al momento, non funziona.

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