Grandi elettori, capitani e candidati di bandiera. È la politica prestata al pallone, e viceversa, per l’elezione del Presidente della Repubblica. Sul rettangolo verde di Montecitorio, i protagonisti hanno optato per un catenaccio all’italiana nel corso delle prime due votazioni: una sequela di schede bianche per proteggere i nomi importanti e mandarli in campo solo quando vi sarà la certezza che potranno essere decisivi. Di giorno, le formazioni politiche ragionano sugli schemi tattici e studiano gli avversari: di notte, invece, vanno in scena summit e negoziati serrati per trovare la quadra su un nome. Come fosse il calciomercato, in questi giorni nel pieno delle trattative.
ROMANISTI A PALAZZO CHIGI
La partita per il Capo dello Stato, stando ai nomi proposti dal centro-destra e rinfrescando la memoria con quelli già noti da giorni, regala scontri affascinanti e grandi classici del calcio. Mario Draghi, attualmente capitano della squadra di Governo ma con il sogno di indossare la fascia anche al Quirinale, è un noto tifoso della Roma, cresciuto nel mito di Falcao, Bruno Conti e Roberto Pruzzo. Il nome di Draghi non stuzzica però un altro romanista come Giuseppe Conte, capo del Movimento Cinque Stelle ed ex inquilino di Palazzo Chigi. Conte non ha mai nascosto la particolare simpatia per Francesco Totti: chissà, quindi, se in un momento così difficile per l’Italia non abbia preso come modello il fuoriclasse giallorosso per gestire lo spogliatoio difficile del Transatlantico.
DONNE TIFOSE
Se, da un lato, le quotazioni di Draghi sono in discesa, dall’altro il centro-destra ha proposto una rosa di nomi che ha anche a che fare con il calcio: Marcello Pera, filosofo ed ex presidente del Senato, è rimasto da sempre attaccato alla Lucchese, la squadra della sua città. Tanto da decidere, nell’estate 2017, di entrare nella società rossonera – che in quegli anni versava in cattive acque e, nel 2019, è stata costretta a ripartire dalla Serie D – per “cercare di convincere un gruppo selezionato di persone lucchesi a contribuire al bilancio della società”. Letizia Moratti, altro nome della lista per il Quirinale, è tifosissima interista e non ha mai nascosto la sua fede calcistica. L’attuale assessora al Welfare della Regione Lombardia ha preso il cognome del marito Gian Marco Moratti, fratello di Massimo – presidente dell’Inter fino al 2013 – e membro del consiglio di amministrazione nerazzurro per anni. La fede calcistica, per la Moratti, è una questione di famiglia. Nel 2010, quando era sindaca di Milano, aveva consegnato l’Ambrogino d’oro (la massima onorificenza conferita dal comune meneghino) al cognato, dopo la stagione del “Triplete” interista, ricevendo in cambio una maglia con il suo cognome sulle spalle.
Oltre ai nomi proposti e alle candidature annunciate, ci sono poi gli outsider: personalità politiche che, dalla quarta votazione prevista per giovedì, potrebbero raccogliere i voti giusti per essere eletti. Nel centro-destra continua a circolare il nome di Maria Elisabetta Alberti Casellati, attuale presidente del Senato. Originaria di Rovigo, città con scarsa tradizione calcistica, la seconda carica dello Stato ha dimostrato di essere appassionata di calcio nel 2019, ricevendo a Palazzo Madama la Nazionale femminile, impegnata poche settimane dopo nel Mondiale in Francia. “Fatevi onore restituendo orgoglio e speranza a tutti i tifosi italiani che hanno dovuto subire lo smacco di una nazionale maschile che non si è qualificata all’ultimo Mondiale” aveva detto con orgoglio alle ragazze guidate da Milena Bertolini che, in quel torneo, arrivarono fino ai quarti di finale.
In vista del quarto scrutinio, quando servirà la maggioranza relativa, non vanno sottovalutate le chance quirinalizie di Pier Ferdinando Casini. Il leader centrista è notoriamente tifoso del Bologna e, spesso, è presente allo stadio Dall’Ara per le partite interne della formazione emiliana.
Il nome di Casini per il Colle è stato a più riprese sponsorizzato da Matteo Renzi, cuore viola e certamente deluso dall’addio di Vlahovic alla Fiorentina. A consolarlo, forse, potrebbe essere la possibile fumata bianca per il Quirinale del suo candidato. Per questo il leader di Italia Viva ha indossato i parastinchi e allacciato gli scarpini: la partita andrà preparata al meglio dal punto di vista tattico. Uno schema sbagliato, o la difesa troppo bassa, potrebbero costare caro: è la legge del calcio, ma anche della politica. Due mondi così diversi ma così simili nella partita del Colle.