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Psicologo territoriale di base: presentata la proposta del Pd

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Un investimento globale di oltre due milioni di euro, da allocare nell’arco di tre anni: l’obiettivo è quello di garantire a chiunque una consulenza psicologica adeguata, intervenendo in un’ottica precauzionale, nella convinzione che il disagio debba essere affrontato preventivamente e garantendo l’universalità dell’accesso alle cure, seguendo un concetto chiave dell’approccio psicologico costruttivo. Questo il nucleo essenziale della proposta di legge che prospetta l’istituzione della figura dello “psicologo di base territoriale”, elaborata dal gruppo Pd del Consiglio regionale e presentata oggi, 25 gennaio, presso Palazzo Lascaris.

Un disegno di legge che si pone in linea di continuità con l’operato recente di altre giunte regionali (Lombardia, Campania e Lazio) e che vuole intervenire su un tema di strettissima attualità: è ormai opinione diffusa che la pandemia abbia creato molta sofferenza dal punto di vista psicologico nell’ultimo biennio, soprattutto tra le fasce di popolazione più giovani.

Di conseguenza, la domanda di servizi di cura è aumentata esponenzialmente: man mano che le misure adottate per mantenere sotto controllo i contagi (Dad, lockdown, isolamento sociale) diventavano sempre più restrittive, una platea progressivamente più ampia ha iniziato a interessarsi della propria salute mentale. Quella che stiamo vivendo è, insomma, una vera e propria “psicopandemia”, un’emergenza che richiede una risposta celere ed efficace e, ovviamente, degli investimenti adeguati.

Anche la proposta del gruppo Pd si declina in questo senso: “Sta cambiando l’approccio culturale con cui è concepito questo tipo di servizi”, ha dichiarato Daniele Valle, primo firmatario del ddl. “Lo psicologo di base è una figura che sarà chiamata a esercitare una funzione essenziale per la comunità: si inquadra nel distretto socio-sanitario territoriale e si occupa della prima presa in carico dei bisogni psicologici della popolazione, sviluppando un progetto clinico complessivo della dimensione diagnostica”. Affianco a questo lavoro di coordinamento, si prevede la necessità che la regione predisponga un osservatorio ad hoc per studiare minuziosamente le ricadute economiche e sociale di una misura così ambiziosa, che cambierebbe radicalmente la nostra concezione dei servizi di cura.

“L’attenzione al tema della salute mentale deve essere più rimarcata e approfondita che mai”, ha dichiarato il consigliere regionale Alberto Avetta. Dello stesso avviso il collega Domenico Rossi, secondo cui “la condizione di presa in carico, attualmente, manca, dato che le istituzioni arrivano tardi: il pubblico interviene quasi sempre a giochi fatti”. L’altro nodo da sciogliere è il Pnrr, che non può essere concepito soltanto come “un’operazione di ristrutturazione edilizia”, ma che deve rappresentare l’occasione per ridisegnare il sistema sanitario. Il messaggio è chiaro: la salute mentale non può più essere considerata come un diritto a metà.

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