Il viso di Lidia Maksymowicz sembra raccontare una vita piena di gioia e serenità. Sembra quasi impossibile intravedere – nel suo volto luminoso e nei suoi occhi sorridenti – le atrocità a cui è stata sottoposta nel 1943, quando era solo una bambina di quattro anni. La vita della signora Maksymowicz è infatti iniziata durante uno dei momenti più bui dell’umanità: l’Olocausto.
“I giovani hanno la possibilità di ascoltare gli ultimi testimoni di quei periodi di guerra e devono ascoltarli bene per non dimenticare e per non ripetere quello che è successo – ha affermato la signora Maksymowicz, intervistata da Futura News – Fin quando sarò viva voglio continuare la mia missione e raccontare la mia esperienza ai giovani che dovranno raccontarla alle future generazioni. Se terranno in vita la memoria dell’Olocausto, i loro figli potranno vivere in libertà. Io sono una delle ultime sopravvissute e ho cercato di trasmettere la memoria attraverso il mio libro, ma chiedo ancor di più ai giovani di trasmettere la mia testimonianza”.
Oggi, in occasione dell’inizio dei numerosi eventi che si svolgeranno a Torino dedicati alla Giorno della Memoria del 27 gennaio, la signora Maksymowicz ha incontrato a Palazzo Lascaris il vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte, Mauro Salizzoni, per ricordare le crudeltà che ha dovuto subire in seguito alla deportazione dalla Bielorussia e l’internamento – durato ben tredici mesi – nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.
Un racconto di sofferenza che la signora Maksymowicz ha voluto mettere nero su bianco – con l’aiuto del giornalista Paolo Rodari – nel libro intitolato “La bambina che non sapeva odiare” (pubblicato da Solferino), in cui racconta la sua terribile esperienza da “cavia da laboratorio” del dottore nazista Josef Mengele, che si macchiò di orribili crimini con mostruosi “esperimenti medici” condotti su migliaia di bambini. Un libro che prendere ispirazione dal docufilm sulla vita della signora Maksymowicz, diretto da Elso Merlo e realizzato dall’associazione “La memoria viva” di Castellamonte, in provincia di Torino.