Più i giovani hanno condizioni di vita incerte, meno pensano al futuro. Meno pensano al futuro, meno prendono in considerazione i sistemi di previdenza complementare, come i fondi pensionistici dove si possono investire i propri risparmi. Meno investono nella propria pensione, più il futuro resta incerto. Il Centro Einaudi, con la sua nuova indagine sul risparmio, ha inquadrato anche lo stallo generazionale degli under 35, tra i più colpiti dalla pandemia.
Come potevamo noi investire?
Il rapporto “Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani” viene pubblicato ogni anno dal 2011, da banca Intesa Sanpaolo e centro Einaudi. Si fonda su un sondaggio Doxa e analizza motivazioni, obiettivi e scelte di risparmiatrici e risparmiatori – cioè di quelli che hanno un conto corrente, in banca o in posta.
Nell’edizione del 2020, i dati emersi sul Piemonte erano soprattutto due. Il primo sul risparmio: le persone avevano tenuto molti più soldi sul conto corrente, a causa dell’imprevedibilità della pandemia, quindi circolava poco denaro liquido e si spendeva meno. Il secondo sui giovani: più della metà degli under 35 non sapeva dire se avrebbe avuto un reddito sufficiente a sostentarsi, una volta arrivati a 65-70 anni.
Nel 2021, questo dato è rimasto sostanzialmente identico. “In parte è normale. L’interesse per la previdenza cresce con l’età, attorno ai 45 anni, quando è troppo tardi per iniziare un piano pensionistico complementare”, spiega Giuseppe Russo, direttore del centro Einaudi: “I giovani normalmente hanno alle spalle periodi di precariato o retribuzioni non soddisfacenti, quindi non hanno iniziato a pensare alla pensione. Questo rispecchia l’incertezza delle loro condizioni di vita. Il dato non poteva certamente migliorare quest’anno, quando la loro categoria è tra quelle più impattate dalla crisi”.
Tra le persone intervistate, solo una su tre conosceva i vantaggi dei diversi sistemi pensionistici esistenti in Italia. Ecco perchè Russo insiste: “C’è da fare un grande lavoro sull’educazione finanziaria. Un sistema pensionistico che funziona ha bisogno di almeno due pilastri. Quello pubblico, cioè la pensione di base, che da noi esiste, anche se si può discutere quanto sia efficace. E il secondo, la previdenza complementare, che però bisogna conoscere per utilizzarlo”.
Tutto cresce: risparmi e diseguaglianze
Non solo giovani: l’altro tema sollevato dal rapporto sul risparmio è quello della disparità sociale. In Italia, rispetto all’anno scorso, le persone che risparmiano sono meno (dal 55 al 49%), ma i soldi messi da parte sono di più (oltre 230 miliardi di euro). Come mai? Risponde Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo: “Ci sono fortissime disuguaglianze, che la pandemia ha peggiorato. Già oggi l’Italia è il paese europeo, tra quelli con un reddito procapite medio di almeno 30mila euro l’anno, con la più grande disuguaglianza di reddito”. Così, i risparmi crescono, ma solo per qualcuno, mentre aumentano le famiglie e gli individui in povertà assoluta.
Una delle linee di separazione più drastiche è quella tra uomini e donne: il nostro paese resta quello con il più basso tasso di inserimento lavorativo per le donne da 20 a 64 anni, il 59% rispetto al 72% della media europea. La questione femminile spiega anche il dato sul risparmio: il 55% delle donne intervistate ha dovuto intaccare il proprio risparmio, nel periodo pandemico. Una su dieci l’ha dovuto usare in modo rilevante. “Differenze importanti, rispetto agli uomini”, commenta De Felice.
Crescita sì, ma per chi?
L’Italia, per il biennio 2021-22 ha previsioni di crescita economica che sono superiori alla media euro, alla Germania e persino agli Stati uniti. Questa, però, andrà nella direzione di diminuire o aumentare le diseguaglianze? Porterà una stabilità lavorativa anche ai giovani, per permettergli di pensare al proprio futuro in modo serio, o accentuerà il sistema di precariato e flessibilità per la parte di popolazione con meno di 35 anni? Domande che, poste alla fine del 2021, potranno avere risposte solo nel corso del prossimo anno e dei successivi.