“Domani avrà luogo al Velodromo Umberto I la Gran Gara di campionato nazionale al “Football”. Dalle ore 9 alle ore 15 vi saranno le gare d’eliminazione fra i Clubs “Internazionale”, “Torinese”, “Ginnastica” (sezione studenti) di Torino e il “Genoa Cricket and Athletic Club” di Genova. Il pubblico è ammesso mediante 0,25 d’entrata”.
La Stampa – sabato 7 maggio 1898
Un linguaggio che oggi può far sorridere, ma questa “breve” di poche righe era l’unica concessione che la stampa poteva dare al calcio – anzi, al football – italiano mentre muoveva i primi passi. Precisamente, l’articolo riguardava la prima edizione del campionato riconosciuta dalla neonata Fif (Federazione Italiana Football, nel 1909 denominata Figc).
Parlare di campionato sarebbe un eufemismo, tuttavia. Il torneo era un quadrangolare disputato l’8 maggio 1898 al Velodromo Umberto I (zona Crocetta). Precisamente 120 anni fa. Una sorta di appendice all’Esposizione Internazionale che in quei giorni si svolgeva nel capoluogo piemontese per celebrare il cinquantesimo anniversario della promulgazione dello Statuto Albertino.
Nella prima delle due semifinali si scontrarono la Fc Torinese (che nel 1906 avrebbe accolto alcuni dissidenti della Juventus per fondare il Torino) e la Internazionale Torino (poi assorbita nel 1900 dalla Torinese): finì 1-0 per l’Internazionale, ma non si sa per merito di chi. È infatti dubbio il primo gol del campionato: c’è chi lo attribuisce al torinese Edoardo Bosio (uno dei pionieri del calcio italiano), chi invece lo dà all’inglese John Savage (che poi sarebbe diventato una della prime stelle della Juventus).
Nell’altra sfida si affrontarono la Ginnastica Torino e il Genoa: vinsero questi ultimi per 2-1. Al termine vi fu un pranzo al sacco direttamente sul campo, e solo dopo panini e bicchieri di Barbera lo spettacolo riprese. I tempi regolamentari della finale tra Genoa e Internazionale si chiusero in parità (1-1): furono decisivi i supplementari per il 2-1 conclusivo a vantaggio dei liguri, premiati dal Duca degli Abruzzi Luigi Amedeo di Savoia-Aosta con una coppa di argento e una targa commemorativa.
“Dopo le gare eliminatorie che ebbero luogo in mattinata, rimasero a contendersi il campionato il Club Genovese e l’Internazionale.
Viva e accanita fu la lotta d’ambo le parti. Dopo due ore di gioco le due società si trovavano ad avere un punto pari così che si dovette prolungare la partita per altri venti minuti.
I genovesi, quantunque si trovassero con un bravo giocatore fuori combattimento in causa d’una caduta, riuscirono a vincere con un altro punto conquistando la coppa di campionato italiano.
L’onore dell’ultimo punto spetta al socio Leaver”
La Gazzetta dello Sport, venerdì 13 maggio 1898.
L’arbitro delle tre partite fu un britannico, Adolf Jourdan, che si trasferì da giovane a Torino. Jourdan era anche il segretario dell’Internazionale. Non proprio un giudice imparziale. Altri tempi. Tempi in cui tutte le squadre erano imbottite di giocatori inglesi, soci dei club: furono loro a veicolare il football, invenzione d’Oltremanica, presso il porto genovese e le industrie torinesi e milanesi.
Il calcio non riuscì ad attecchire istantaneamente sul pubblico italiano, che forse doveva ancora “masticare” le regole di un gioco nuovo. Solo una cinquantina di persone videro le semifinali del mattino. Il pubblico raddoppiò in finale, per un incasso di 197 lire e qualche centesimo. Ma il successo era solo questione di tempo. I semi gettati nel 1898 germogliarono per 12 anni: nel 1910 nacque la Nazionale italiana e – con essa – l’identificazione popolare in un colore-simbolo, l’azzurro.