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Europee 2019, vince l’hate speech. Il Barometro dell’odio di Amnesty International

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Oggi, martedì 2 luglio, s’insedia a Strasburgo il nuovo Parlamento europeo, eletto a maggio. E proprio oggi Amnesty International Italia pubblica il suo Barometro dell’odio sulle elezioni europee. Il rapporto ha analizzato i post di Facebook e Twitter di 461 candidati all’europarlamento nelle sei settimane di campagna elettorale, dal 15 aprile al 24 maggio. Sono stati coinvolti 180 attivisti che hanno valutato centomila contenuti tra gli oltre 4 milioni raccolti. L’obiettivo: individuare contenuti offensivi o linguaggio d’odio e capire quanto i politici contribuiscono a generare hate speech.

Il risultato mostra come l’11,5%, più di un contenuto su dieci, tra i centomila post, tweet e commenti analizzati, risulta essere offensivo e/o discriminatorio. “Solo” in un caso su cento invece si tratta esplicitamente di hate speech. Dal rapporto emerge come l’odio sia diffuso, ma selettivo. Si scatenano reazioni offensive o discriminatorie sopratutto su temi divisivi e se il politico tocca le corde giuste. E i temi che più scatenano l’odio online sono immigrazione, minoranze religiose e rom.

Barometro dell’odio, Elezioni europee 2019 – Amnesty International Italia

Anche le donne sono prese di mira. I politici non ne parlano, ma gli utenti le insultano nei commenti. L’hate speech ricorre nel 7,7% degli attacchi alle donne. Inoltre 4 dei 5 candidati con la maggiore incidenza di attacchi personali sono donne. Sono Pina Picierno, Simona Bonafè, Cécile Kyenge e Daniela Santanchè, insieme a Corradino Mineo, unico uomo nell’infelice cinquina. Spesso gli insulti rivolte alle donne fanno leva su stereotipi sessisti e volgari.

Barometro dell’odio, Elezioni europee 2019 – Amnesty International Italia

Tra le poltrone di Strasburgo, da oggi, i 751 eurodeputati dovranno prepararsi a raccogliere i frutti dell’odio seminato in campagna elettorale.

 

ROBERTA LANCELLOTTI