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“Talenti Neodiplomati”, il progetto per gli studenti della Fondazione Crt

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Imparare una lingua e non solo. “Avrete di fronte a voi una nuova sfida. Sarà un’esperienza che vi aiuterà a relazionarvi con realtà differenti e altri modi di vivere”. Sono queste le parole che Giovanni Quaglia, presidente della Fondazione Crt (rieletto presidente il 7 maggio), ha rivolto agli studenti vincitori del progetto “Talenti Neodiplomati”, un’iniziativa che mira a favorire programmi di mobilità internazionale all’interno delle scuole secondarie di Secondo Grado.

Questa mattina, giovedì 30 maggio, alle Officine Grandi Riparazioni (Ogr) c’erano oltre 350 studenti provenienti da istituti e scuole dell’intero Piemonte. Il progetto. “Talenti Neodiplomati” è giunto alla sua quindicesima edizione e in tutti questi anni ha permesso ad oltre 3700 neodiplomati di andare all’estero per tirocini formativi presso aziende ed enti. Quaglia si è rivolto agli studenti che dovranno affrontare l’esame di maturità, prima di un’altra sfida: l’esperienza all’estero. “Uscirete e acquisirete autonomia, vivrete lontano da casa e rafforzerete la vostra identità. ‘L’obiettivo principale non è tanto scoprire che cosa siamo, ma immaginare che cosa possiamo diventare’ come diceva il filosofo Michel Foucault”. Un’esperienza che richiede forti capacità motivazionali e fiducia nelle proprie capacità.  E a parlare di questi temi c’era Andrea De Beni, uno sportivo di lungo corso, giocatore di pallacanestro da quando aveva 13 anni e nato con una malformazione congenita al femore destro. “La vita mi aveva presentato il conto fin da subito: quando ero ragazzino davo la colpa di tutto alla mia gamba e mi vergognano di me stesso. Ma poi in un centro medico di Bologna incontrai una ragazza priva di gambe e braccia. Mi colpì molto vederla sorridere con gioia, insieme ai suoi genitori, quando le vennero messe quattro protesi. Capii che dovevo massimizzare i miei sforzi e puntare all’eccellenza”, ha raccontato De Beni. E, per farlo, si rivelò utile la pallacanestro. “Mi ha aiutato molto. Ho ricevuto stimoli e soddisfazioni: ho militato per molti anni nella massima serie. Mi ha messo a nudo rispetto agli altri, non soffrivo più per la mia gamba. Ero impegnato a segnare o a passare la palla”. L’ex giocatore ha esortato quindi i ragazzi a puntare “in alto”, a valorizzare al massimo la nuova esperienza. E a riflettere sul concetto di “successo”. “Un participio passato, è un qualcosa che non perdura per sempre. Quando arriva è già finito e dobbiamo pensare a quello successivo, ad una nuova sfida e a metterci nuovamente in gioco”.

 

RICCARDO PIERONI