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Contro il deficit di attenzione “Riprendiamoci il futuro”

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Allenare il cervello è possibile, soprattutto se si è affetti da deficit di attenzione con iperattivismo (Adhd). Il convegno Riprendiamoci il futuro, che si è svolto giovedì 21 marzo a Palazzo Lascaris, ha voluto affrontare questa tematica non dal punto di vista classico, quello farmaceutico, ma introducendo la metodologia del neurofeedback. ll Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD) comporta un mutamento del comportamento caratterizzato da impulsività, iperattività e difficoltà di concentrazione, che colpisce il 3-5% dei bambini in età scolare. Nella prima parte della loro vita le persone affette da questo deficit presentano difficoltà a livello comportamentale, in seguito prevalentemente di tipo cognitivo. Questa condizione di iperattività porta bambini e adolescenti ad avere difficoltà relazionali con le persone circostanti, compromettendo spesso i propri contatti sociali.

Il neurofeedback nacque quasi 30 anni fa da un gruppo di studi dell’università del Tennessee come alternativa all’approccio farmaceutico già utilizzato da anni, e viene presentato per la prima volta in Italia grazie all’azione della fondazione Laps di Lapo Elkann, attenta alla tutela dei minori, soprattutto in ambito scolastico. Ma cosa comporta questa metodologia? Si tratta di un allenamento della propria attività cerebrale e agisce tramite la somministrazione di esami EEG volti al riconoscimento di determinati stati cognitivi come attenzione focalizzata o disattenzione. Studi comportamentali hanno dimostrato come gli effetti siano simili a quelli farmaceutici, con la differenza che in follow up, cioè a distanza di tempo dall’interruzione del neurofeedback, il cervello dei pazienti impara ad autoregolamentarsi. 

Il progetto Riprendiamoci il futuro è supportato, oltre che dalla fondazione Laps, anche dal Consiglio Regionale, con il patrocinio della Fondazione Crc e Intesa San Paolo Onlus, e la vasta  partecipazione al convegno, soprattutto dei docenti e delle due principali associazioni di categoria del Piemonte, significa, forse, che in futuro la problematica sarà presa seriamente in considerazione dal punto di vista sociale. Il deficit coinvolge, infatti, un numero significativo di alunni dalle scuole primarie alle scuole superiori (6000-12000 unità). Nello specifico, come illustrato durante il convegno dalla psicologa e presidente della Società Italiana di neurofeedback Marilena Ruiu, il progetto sperimentale coinvolgerà a breve sedici studenti degli Istituti Sommelier di Torino e Giolitti e Guala di Bra. “Somministreremo loro una serie di sedute di neurofeedback e ne valuteremo i risultati nel tempo – ha spiegato la psicologa – per dimostrare che i benefici, a differenza dei medicinali, sono a lungo termine.”

VALERIA TUBEROSI

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