Oggi alle 16 la padrona di casa della Coppa del Mondo sfiderà l’Uruguay allo stadio Samara, per il primato nel gruppo A. Ma i russi ci credono poco. E forse non basterà un 5-0 con l’Arabia Saudita per conquistare la fiducia dei tifosi. Quando il pomeriggio del 15 giugno c’è stato il debutto dei Mondiali 2018, lo stadio Luzhniki di Mosca era pieno. Al fischio di inizio delle 17 nessuno in platea si aspettava quel risultato, neppure la nazionale di Stanislav Čerčesov. Eppure la partita d’esordio è andata secondo manuale. La Russia, paese ospitante, ha sconfitto la squadra saudita piazzando cinque reti. Impossibile per Vladimir Putin nascondere la soddisfazione per una gara inaugurale senza pari. Al quinto goal il presidente russo ha guardato con dispiacere Mohammed bin Salman, principe saudita. Ma non è riuscito a trattenere un sorriso. Tutto perfetto per la padrona di casa se non fosse che i tifosi non sono convinti. Le premesse per la Russia non sembrano incoraggianti, con una squadra ultima tra le qualificate. L’entusiasmo per la vittoria è durato giusto il tempo di attraversare le vie della capitale e festeggiare il successo. E mentre tra i fan spuntava un orso su una jeep che suonava una vuvuzela, buona parte dei tifosi è tornata a casa, sperando di ripetere l’impresa soprattutto con l’Uruguay.
L’architetto in porta
Maria Komarova è una designer russa. Vive a Torino da molti anni e ha tre passioni: lo sport, il calcio e Gigi Buffon. “L’amore per il pallone viene da lontano: avevo 8 anni, abitavo in Russia e giocavo spesso con gli altri bambini nel cortile”. Parla piano, è pacata e sorride. “Eravamo dei piccoli calciatori in squadre miste, non organizzate, forse più ragazzi che ragazze. Io venivo messa sempre in porta perché ero in carne e coprivo bene la rete”. A guardarla oggi, difficile crederlo. Quando le viene chiesto della nazionale russa, ci pensa un po’ su ma risponde decisa. “Salverei solo Igor Akinfeev: detto questo non credo nella formazione. Lo spirito dei giocatori è inesistente, è solo una squadra che non fa squadra. Se devo pensare a un calciatore come si deve mi viene in mente Buffon”. Maria si definisce una tifosa doc. Non le piace pensare che il calcio sia un affare per soli uomini. “A volte mentre seguiamo le partite ci arrabbiamo più dei nostri compagni. È una questione di orgoglio patriottico. Se giocano le squadre locali non siamo troppo interessate ma quando scende in campo la nazionale rimaniamo tutte incollate allo schermo. E poi” scherza ancora “i calciatori sono sempre piuttosto belli da vedere. Almeno più degli uomini che ci circondano di solito”.
Il tifoso della Spagna
Erik Romanov è un programmatore che gioca a basket. O meglio, giocava. Ha da poco superato i trent’anni e si considera già troppo grande per la pallacanestro. Ne sa anche di calcio e sulla Russia rimane scettico. “Mi piacciono le belle squadre, per questo tifo Barcellona e ai Mondiali non posso che simpatizzare per la Spagna. Diciamo la verità sulla mia squadra: se riuscirà a superare il girone sarà già un grande successo”. È convinto che il calcio non faccia per i russi e che l’unico rivale al primo turno sia l’Uruguay. “Con l’Arabia Saudita ce l’abbiamo fatta e con l’Egitto non abbiamo avuto problemi. Speriamo almeno di arrivare agli ottavi”. Erik pensa che il calcio appassioni più gli uomini. Trova che le donne non siano delle grandi fan, non seguano le partite e in generale non siano attratte dallo sport. “Il calcio non è una passione femminile. Le donne seguono poco e quando seguono si arrabbiano per eventi del genere. Durante i Mondiali perdono mariti, fidanzati, compagni, amici. Sono assorbiti talmente tanto dalle partite che non li vedono più. Un po’ come succede in Italia: trovate ci sia molta differenza con la Russia?”.
La tifosa superstiziosa
Irina Fedosova è una progettista grafica. Ha sempre seguito il calcio con interesse ma non è l’unico sport di cui è patita. Hockey e sci sono la sua vera passione e da quando la Russia è strapagata il pallone le piace meno. “In passato io e mia madre abbiamo sempre visto i Mondiali ma adesso non credo nella nostra squadra. Non posso appassionarmi quando i giocatori sono così viziati di soldi e fama. Hanno perso entusiasmo”. È convinta che giocando in casa la Russia darà il suo meglio per fare una bella figura. Ma non sarà comunque il massimo. In ogni caso mai dire che la nazionale vincerà. “Porta sfortuna: nessun pronostico in anticipo, mai! Potrebbe non sembrare ma sullo sport siamo molto superstiziosi. Anche se serve a poco quando segui una squadra che non vince mai”. E se la nazionale russa sembra non portarle troppe gioie, Irina non dispera. “A questo punto non rimane che prendersi cura degli uomini. Li coccoliamo per bene con le solite schifezze e qualche snack. E poi ovviamente abbiamo rubato la tradizione di pizza e birra. Certo, quando giocava David Beckham era meglio ma alla fine non si può avere tutto”.