Una rete per migliorare le condizioni di vita di bambini e bambine dalla nascita alla prima infanzia. “Vallette 0-6” è nato con questo obiettivo, il 16 maggio 2017, in occasione della festa della mamma. Una data simbolica per un progetto di sostegno che coinvolge anche i genitori. Oggi, dopo dieci mesi di lavoro, l’esperimento è riuscito: la presa in carico integrata ha funzionato.
L’hanno comunicato Save The Children, Compagnia di San Paolo, Vides Main e ASL Città di Torino presentando i risultati del loro impegno alle Vallette. “Siamo riusciti a migliorare l’azione del sostegno sociale già presente sul territorio” ha spiegato Francesca Romana Marta, coordinatrice del progetto per Save The Children. “Lavorando con Fiocchi in Ospedale e Spazio Mamme, abbiamo ridotto le tempistiche di intervento, affiancando i futuri genitori durante il percorso nascita e i neonati subito dopo il parto”.
Il supporto alle famiglie dei nascituri è fondamentale per evitare che situazioni di disagio e inadeguatezza diventino croniche. Salvaguardare la prima infanzia significa anche prendersi cura dei bambini che vengono al mondo in “contesti in cui la rete di appoggio delle famiglie è fragile o incompleta”. In questo senso “Save The Children non vuole sostituirsi al pubblico ma tappare eventuali buchi” provocati dalla mancanza di risorse.
Un problema soprattutto per la periferia, proprio dove il progetto è intervenuto. “A Lucento e alle Vallette, ma anche nelle zone limitrofe, c’è fragilità sociale e economica. C’è una nuova povertà che si è affiancata alla disoccupazione storica” ha denunciato Marco Novello, presidente della circoscrizione 5.
Il lavoro di Fiocchi in Ospedale si è svolto al Maria Vittoria, classificato dall’ASL “punto nascita di secondo livello” perché ospita un reparto di terapia intensiva neonatale per bambini prematuri. Qui, tra i reparti di ostetricia, ginecologia e neonatologia è stato istituitolo sportello d’ascolto di Fiocchi. Una posizione strategica che permette agli operatori di lavorare a stretto contatto coi medici e con gli psicologi ma anche di “intercettare precocemente situazioni di disagio sociale e economico o affrontare il senso inadeguatezza delle coppie che non riescono a vivere serenamente la gravidanza e l’inserimento dei figli nella società”, come ha sottolineato la coordinatrice del progetto Giulia Cnapich.