Due maxi sessioni d’esami, una invernale da gennaio a febbraio e l’altra estiva da giugno a settembre, in cui concentrare gli 8 appelli annuali previsti e “addio” alle sessioni di novembre, dicembre, aprile e maggio. Il progetto di riforma approvato la scorsa settimana dalla commissione didattica del Senato Accademico con l’obiettivo uniformare il calendario di diverse Facoltà, da scienze umanistiche a giurisprudenza, da lingue a psicologia, non piace proprio agli studenti dell’Università di Torino.
“L’idea è di gestire al meglio le aule – spiega il Rettore dell’UniTo, Gianmaria Ajani – Questo però non deve impattare sul numero degli appelli. Stiamo lavorando per trovare una soluzione che possa accontentare tutti”. Una soluzione che gli studenti chiedono a gran voce, tanto che ieri pomeriggio, lunedì 12 febbraio, in un incontro negli uffici del Rettore hanno chiesto e ottenuto il rinvio della discussione del progetto in Senato Accademico, dove oggi sarebbe dovuto arrivare il via libera definitivo. Se ne riparlerà lunedì 5 marzo, quando sarà convocato il prossimo Senato Accademico. “In un mese risolveremo la questione – assicura Ajani – L’intenzione è di salvare le due sessioni centrali, anche se resta il problema degli spazi: con Palazzo Nuovo a mezzo servizio e il nuovo edificio di piazza Aldo Moro non ancora pronto siamo in difficoltà. Dobbiamo utilizzare le aule in modo unitario, per evitare abbondanza in alcuni dipartimenti e carenza in altri”.
La prima bozza del piano spaventa i ragazzi, che lamentano un eccessivo carico di lavoro nei due periodi destinati alle prove con conseguente aumento del numero dei fuori corso. “Non si può sacrificare la didattica per esigenze logistiche – precisa Marta Antea di Studenti Indipendenti – Accorpare cinque appelli nel solo periodo estivo ha poco senso: così diventa una specie di ‘concorsone’ che non fa altro che accrescere l’ansia e la pressione tra gli studenti. Penso a giurisprudenza, con gente costretta tra giugno e settembre a dare cinque esami: rischia di uscirci di testa…”.
La preoccupazione permane e per questo una cinquantina di studenti si sono ritrovati oggi alle 15 in via Verdi 8. In programma c’era un picchetto di protesta, ma dopo il dietrofront del Rettore e il rinvio della discussione i ragazzi hano deciso di spostarsi a palazzo Badini per un momento di confronto. “L’incontro con Ajani è stato positivo: ha capito i nostri dubbi e ci ha dato ragione – spiega Alessandro Zianni, rappresentante degli studenti in Senato Accademico – Però non vogliamo abbassare la guardia: i direttori dei dipartimenti, che hanno già approvato una prima volta il piano, dovranno comunque essere informati del rinvio della discussione e assecondare a loro volta la decisione del Rettore. Ci attende un mese decisivo”.