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Il testamento biologico divide radicali e cattolici: Associazione Aglietta contro Movimento per la Vita

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Il testamento biologico è legge dello Stato, ma continua a dividere a livello nazionale e locale. Dopo l’ok alla Camera, lo scorso 21 aprile il testo del ddl n. 2801 denominato “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento” è arrivato in Senato, dove il 14 dicembre è stato definitivamente approvato con 180 voti favorevoli, 71 contrari e 6 astenuti su 259 presenti dei 322 senatori complessivi.  Ma, come spesso accade, le amministrazioni locali hanno preceduto il Parlamento.
Il Comune di Torino, tramite una delibera popolare da 2500 firme, aveva istituito già a marzo 2011 un registro per i biotestamenti che a oggi conta 812 iscrizioni e una decina di cancellazioni. La Città Metropolitana e la Regione Piemonte, sull’onda della morte di Fabiano Antoniani (in arte Dj Fabo) invece, hanno presentato mozione al Parlamento per l’approvazione, dove negli ultimi 8 mesi sono stati proposti 3005 emendamenti, tutti respinti, per “migliorare la legge”.
Il 6 dicembre Luigi Zanda, capogruppo del Partito Democratico, aveva espresso la volontà di approvare il testo entro la fine della legislatura e così è stato, ma il nodo più controverso resta l’articolo 3 e riguarda l’idratazione e l’alimentazione artificiale classificate come “trattamenti sanitari”, a cui il paziente può rinunciare. Nello stesso articolo è specificato che le disposizioni, da comunicare in forma scritta o videoregistrata e da depositare presso gli uffici dei comuni di residenza, sono vincolanti per il medico, che non può fare obiezione di coscienza.

Una vittoria per l’Associazione radicale Adelaide Aglietta di Torino che conduce da anni una battaglia per le Dat e l’eutanasia: per chiedere la legalizzazione di quest’ultima ha depositato un progetto di legge di iniziativa popolare raccogliendo 63mila firme. Igor Boni, coordinatore dell’associazione, è parzialmente soddisfatto: “Il numero dei cittadini registrati può crescere, ma la compilazione del testamento è un atto difficile da compiere. Quando si parla del tema, aumentano le richieste e le consegne dei moduli all’Urp e in tanti ci chiedono come fare a depositarli”. Riguardo la discussione parlamentare ha pochi dubbi: “Quella per il testamento biologico non è una battaglia di sinistra, ma una battaglia di civiltà per la libera scelta del cittadino. È una buona legge, anche se manca tutta la parte relativa all’eutanasia. Nella prossima legislatura faremo tutto quel che possiamo per farla approvare”.

Di tutt’altro avviso e sulla stessa linea dell’arcivescovo Cesare Nosiglia, invece, Valter Boero, presidente della sezione torinese del Movimento per la Vita: “Resto contrario al testamento biologico perché viene minato il rapporto tra medico e paziente. È sciocco dare disposizioni ai medici, che diventano puri esecutori, senza avere le loro competenze, senza sapere effettivamente se trovandosi in quella situazione i pazienti vorranno la stessa cosa e in condizioni influenzate dallo scenario familiare che c’è attorno al paziente. Con la scusa di evitare l’accanimento terapeutico, che è una cosa negativa, si introduce l’eutanasia che è 10 volte più negativa. È la stessa procedura usata per introdurre l’aborto in Italia: con la scusa di tutelare la maternità, in 40 anni ci sono stati 6 milioni di morti“. I due esponenti, pur avendo opinioni opposte, concordano proprio sul giudizio riguardo l’accanimento terapeutico, contro cui si era espresso anche papa Francesco lo scorso 16 novembre.

L’aspetto più divisivo è quello legato all’idratazione e l’alimentazione artificiale. Boni è entusiasta: “Giustamente sono individuate come terapie”, mentre Boero ammonisce: “È un’esagerazione per accelerare la morte di una persona, farla morire di fame e di sete come nel caso di Eluana Englaro“. Ora, a legge approvata, per Boero ci sono diverse ipotesi: “Vediamo se la legge è costituzionale e aspettiamo il prossimo governo, magari di centrodestra, per cambiarla. Non abbiamo legami con particolari partiti, ma se un parlamentare che si professa cattolico è favorevole alla legge, è incoerente con la dottrina sociale della Chiesa“. Boni, invece, guarda al futuro: “Avanti con l’eutanasia, cercheremo alleati tra tutte le forze politiche”. E in caso di referendum abrogativo, la posizione è chiara: “Faremo campagna per il voto e per il No insieme all’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (di cui lui fa parte, ndr), l’Associazione Luca Coscioni ed Exit Italia con cui c’è totale unità d’intenti” conclude Boni.

ARMANDO TORRO