Le start up del cibo hanno un nuovo spazio a Torino: Edit, nato dall’idea di Marco Brignone. Quando il banchiere torinese ha acquistato una manica dell’ex Incet, una fabbrica di cavi elettrici dismessa di proprietà del Comune, aveva a disposizione 3mila metri quadri per realizzare il suo progetto: un ambiente dedicato alla crescita di start up dedicate al food e beverage.
L’idea di combinarlo con una realtà di coworking che favorisse anche la fase embrionale della creazione di una nuova azienda è venuta dopo. A quel punto, Brignone si è rivolto alla società di consulenza The Doers per far valutare la realizzabilità di questa combinazione di idee attraverso un’indagine di mercato. Quest’azienda era infatti in grado di fornire il giusto supporto al progetto di Brignone, a metà tra la start up innovativa e un’impresa con alle spalle una grande disponibilità economica. «Abbiamo intervistato tutti coloro che potevano avere interesse nell’idea, dalle aziende ai cuochi, sessanta persone in tutto per capire le loro esigenze e i loro problemi», racconta Irene Cassarino, ad di The Doers, «volevamo realizzare un ecosistema di servizi progettato a partire dai bisogni del territorio».
Inaugurato il 24 novembre, Edit, che sta per Eat, Drink, Innovate, Together, è un contenitore dove ogni ambiente, dalla caffetteria al ristorante, è stato pensato per ottimizzare le attività produttive e commerciali: una bakery frequentata a tutte le ore del giorno, offrendo la colazione di mattina e il pane per il resto della giornata, oppure il cocktail bar Barz8, che riprende nei drink gli ingredienti usati anche nelle cucine dei ristoranti. Tutto questo senza dimenticare la vocazione originaria. Sono infatti disponibili per gli imprenditori in erba attrezzature professionali per spillare la propria birra.
«Agli startupper spesso mancano i fondi per acquistare questi macchinari, da noi possono affittarli per una produzione minima di mille litri», spiega Giovanni Rastrelli, ad di Edit. I birrai possono anche creare la propria etichetta con l’assistenza di un grafico e venderla direttamente alla spina di Edit, avendo così riscontro immediato sul successo del prodotto. «Si è appena conclusa la prima call per aspiranti birrai, ma continuano ad arrivare richieste, sia per il birrificio sia per le quattro cucine condivise», continua Rastrelli. Infatti, Edit offre anche la possibilità di usare le “kitchens”, aperte a professionisti, società di catering, start up legate al mondo del food e giovani chef, che possono sfruttare gli spazi per un evento spot o per un utilizzo prolungato nel tempo delle attrezzature e dei kit specifici forniti a supporto delle attività, dalla preparazione della pizza ai piatti asiatici. Requisito essenziale per accedere alle cucine è essere un operatore del settore alimentare. Come entrare in contatto con Edit? Per ora, basta alzare il telefono e proporre la propria idea. Un team dedicato si occupa poi di valutare la richiesta e selezionare gli startupper.
Colpisce anche la location in via Cigna, cuore dello storico rione operaio di Barriera di Milano. «Nel quartiere c’è una rivoluzione in atto: puntiamo sul mix di culture, che offre moltissime possibilità», sottolinea l’ad di Edit, «il Comune investe molto su questa zona. Ciò spiega il forte sostegno che abbiamo ricevuto dall’amministrazione nei mesi passati, soprattutto per quanto riguarda la gestione della burocrazia». Edit è infatti un tassello della strategia complessiva della città, che mira a potenziare il ruolo di Torino nel turismo enogastronomico. Anche agli occhi di Rastrelli è questo l’obiettivo primario per la città, ma il progetto imprenditoriale complessivo di Brignone&co. è più ambizioso: replicare il modello Edit a livello internazionale.