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“Non aspettarmi vivo”, il destino terribile dei foreign fighters

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La jihad vista dagli occhi giovani, di chi l’ ha combattuta come “foreign fighter” in Siria, di chi avvisava la madre con un sms che stava per suicidarsi e uccidere decine o centinaia di “infedeli”, ma anche il ricordo straziante di chi ha li amava e ha provato a fermarli.

È quello che viene testimoniato nel libro “Non aspettarmi vivo. La banalità dell’orrore nelle voci dei ragazzi jihadisti” che sarà presentato questa sera alle 18:30 nell’aula magna dell’Istituto “Amedeo Avogadro” di Torino, in corso San Maurizio.

Il preside Tommaso De Luca coordinerà l’incontro con le autrici Anna Migotto, reporter di guerra per il programma “Terra!”, e Stefania Miretti, ex vicedirettrice del settimanale “Gioia”, accompagnato dalle letture dell’attrice Micol Damilano e del cantautore Francesco Roccati, in arte Liede, artisti che raccontano storie adolescenziali.

Perché innanzitutto quei foreign fighters erano ragazzi, semplici studenti che sognavano di fare l’attore, il musicista, il calciatore… prima di essere adescati sul web con le promesse contagiose dei professionisti del terrorismo islamico.

ARMANDO TORRO

 

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