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Storie di beni comuni, una via d’uscita dall’emergenza sociale

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“Nel sud Italia un giovane su due non lavora” racconta Roberto Covolo, project manager dell’ExFadda, davanti a una platea di liceali. Da San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi, è arrivato a Torino per testimoniare, all’interno della rassegna Biennale Democrazia, come il recupero di un’area dismessa possa essere una ricchezza per tutta la società. Un vecchio laboratorio dove si produceva vino è diventato, grazie all’intervento della comunità, un luogo dedicato ai giovani, specialmente a quelli rimasti fuori dal circuito formativo e lavorativo. “I ragazzi hanno bisogno di un reddito, rimettere in circolo risorse abbandonate può creare nuove occasioni di lavoro, il nostro vuole essere un laboratorio di sperimentazione per chi ha un’idea e la vuole rendere concreta”.

Il percorso di recupero degli spazi pubblici passa anche per la capitale. Nel quartiere Esquilino, cuore della Roma multietnica, un gruppo di genitori ha preso in mano le chiavi della scuola elementare Di Donato per tenerla aperta tutti i giorni, anche d’estate. A raccontare l’attività della scuola è Gianluca Cantisani, padre di due ex alunne. “E’ stato un percorso lungo, durato oltre dieci anni, che ha permesso la creazione di una comunità di quartiere e ha reso possibile l’integrazione delle famiglie straniere”.

Nell’attuale stato di necessità economica e sociale la pratica dei beni comuni e della gestione dal basso degli spazi urbani può essere “un’uscita di emergenza” per restituire potere alla collettività. “Un primo risultato è stato raggiunto con l’adozione dei regolamenti di condivisione da parte delle amministrazioni comunali, ma è necessario che anche a livello statale si avvii un percorso verso nuovi modelli istituzionali” sostiene il professor Ugo Mattei, uno dei maggiori sostenitori della pratica dei beni comuni. “Il diritto oggi viene considerato qualcosa di precostituito, già dato, ma dobbiamo ricordare che tutti i diritti storicamente sono frutto delle lotte sociali. I beni comuni sono un passo importante per ripensare un mondo fondato sull’inclusione e sull’idea di una continua evoluzione”.

LUCREZIA CLEMENTE

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