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Verbania diventa simbolo dell’antimafia

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21 marzo a Verbania, foto di Camilla Cupelli

La mafia al nord c’è, eccome. Questo è uno dei messaggi della Giornata Nazionale della memoria e dell’impegno per le vittime innocenti delle mafie, organizzata a livello regionale il 21 marzo a Verbania. La prima a livello ufficiale, grazie all’approvazione alla Camera pochi giorni prima della delibera in merito, ma la ventiduesima per Libera, che da tanti anni porta avanti il suo lavoro di sensibilizzazione su questo tema. Il 21 in piazza c’erano quasi 8mila persone. Tante per una piccola provincia incastonata tra il lago Maggiore e le Alpi svizzere. Molti, però, si sono chiesti: perché qui, perché a Verbania?

Secondo Maria José Fava, referente di Libera Piemonte, la città è “un territorio importante, anche alla luce di ciò che è accaduto negli ultimi anni a Torino, ad esempio, dall’operazione Minotauro in avanti. Abbiamo capito che occorre accendere le luci sui territori che appaiono come isole felici, ma non lo sono. Abbiamo capito quanto sia importante togliere i coni d’ombra per vedere cosa c’è sotto”, spiega. “Uno dei motivi, anche se molti non lo sanno – dice ancora – è che Verbania è stato un luogo d’interesse della mafia già dagli anni Novanta, quando vennero realizzate operazioni importanti che hanno riguardato anche gli amministratori pubblici locali e il giro degli appalti”.

Le vicende cui si riferisce la referente di Libera riguardano in particolare la cosiddetta mafia degli appalti nella zona dell’Ossola. L’8 novembre 1990 La Stampa riportava un articolo intitolato “Ossola, mafia nei cantieri?”, una domanda cui si sarebbe risposto di sì pochi anni dopo. Nell’agosto del ’91 vennero denunciate sui giornali le minacce nei confronti di alcune aziende sull’aggiudicazione di appalti nella zona di Vogogna. Da queste vicende nacquero due importanti operazioni. Il 24 novembre del 1990 il blitz legato all’operazione “Asso” portò all’arresto di 28 persone con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Il 31 maggio del ’93 iniziò la nota operazione “Betulla”, che proseguì per diversi anni. Da allora la città di Verbania non è più stata scossa da grandi inchieste, ma non sono mancati i casi di estorsione e usura. Anche per questo i presidi locali di Libera organizzano incontri, eventi e proiezioni di continuo, per tenere alta l’attenzione sul tema.

Inoltre, non si può dimenticare la posizione strategica della città: “Ci interessa il fatto che si tratti di un territorio al confine con la Svizzera – dice infatti la referente di Libera Piemonte – dove pensare anche a come trattare i fenomeni del riciclaggio e delle mafie internazionali”.

Impossibile, infine, non ricordare che a Verbania si lega una delle vicende più intricate dell’ultimo secolo in materia di mafie al nord: se a Torino il simbolo dell’antimafia è Bruno Caccia, Magistrato ucciso nell’83, a Verbania è invece Giorgio Ambrosoli, cui è dedicato il presidio di Libera locale. Il figlio di Ambrosoli, Umberto, frequenta infatti la città da sempre, perché qui si trova una delle case di villeggiatura della famiglia. Lui, la madre e la sorella hanno partecipato alla lettura dei nomi delle oltre 950 vittime innocenti delle mafie dal palco del 21 marzo, insieme a istituzioni locali e ragazzi delle associazioni. Con commozione, ma anche con la forza di chi si impegna quotidianamente per far sì che la storia non si ripeta, insieme a migliaia di giovani arrivati da tutta la Regione.

CAMILLA CUPELLI