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Biennale Democrazia, oltre cento incontri per riflettere sulle “Uscite di Emergenza”

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Un evento che si occupa di cultura, in Italia, fa già notizia. Ancor di più se arriva alla quinta edizione in nove anni. Biennale Democrazia, il festival promosso dalla città di Torino e realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino, si conferma come una della più importanti manifestazioni culturali del nostro Paese.
Dal 29 marzo al 2 aprile saranno oltre 100 gli incontri e le conferenze organizzate nel capoluogo piemontese. Ad accomunarli, il tema scelto per l’edizione 2017: “Uscite di Emergenza”. Ma da dove nasce l’idea di dare proprio questo titolo a Biennale Democrazia?
Gabriele Magrin, professore universitario e curatore scientifico dell’evento, ha spiegato la genesi del processo organizzativo e creativo che ha coinvolto la manifestazione. Un percorso che parte da lontano, precisamente luglio 2015, quando il coordinamento scientifico presieduto dal costituzionalista Gustavo Zagrebelsky ha deciso di dedicare al tema delle “emergenze” l’edizione di quest’anno.
‹‹Nell’estate di due anni fa la paura maggiore derivava dal rischio di Grexit, ovvero l’uscita dall’Europa paventata dalla Grecia di Tsipras. Ma la vera preoccupazione risiedeva nella costante sottrazione di potere politico in favore di quello economico. Poi l’aggravarsi della guerra in Siria e gli attentati di Parigi ci hanno portato ad allargare l’osservazione dall’economia ai fenomeni che di solito chiamiamo “emergenze”››. Una parola semplice, che però va usata con molta cautela e consapevolezza, ribadisce Magrin.
Nel corso della quinta edizione il tema “Uscite di Emergenza” verrà declinato in cinque percorsi tematici. Cinque sfumature che avranno come titolo “stati di necessità”, “società dell’incertezza”, “nuovi inizi”, “domande all’Europa” e “la città che cambia”. Un ricco menù che offrirà interessanti spunti di riflessione agli interrogativi del nostro tempo.
Senza stravolgere la linea di continuità col passato, Biennale Democrazia è proiettata verso un maggior coinvolgimento di pubblico. Questo, se vogliamo, è il cambiamento più tangibile nell’edizione 2017. Un aiuto importante è arrivato dalla Compagnia di San Paolo, che con il progetto Open ha incentivato nuove forme di partecipazione alla cultura e a iniziative che mirino ad ampliare la domanda culturale. ‹‹Ben 23 dei nostri incontri – continua Magrin – nascono da call, ovvero da bandi ai quali hanno partecipato cittadini, fondazioni e associazioni universitarie. Questo vuol dire che un quarto del nostro programma è frutto di suggerimenti della società civile››, in una sorta di commistione tra pubblico e organizzatori.
Molta attenzione anche agli obiettivi che Biennale si è prefissata. Un festival con finalità esclusivamente culturali, che lascia fuori dalla porta tutto ciò che è politica. ‹‹Vogliamo riflessione, non gazzarra›› ha sottolineato a più riprese il professor Magrin, tracciando una netta linea di demarcazione tra i due mondi sopracitati e, così facendo, evidenziando quella che sarà l’identità dell’intera manifestazione.

PASQUALE MASSIMO

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