A due settimane dall’inizio del 2018, c’è già una buona notizia per gli ex consiglieri regionali. Con l’eccezione dei piemontesi. Nell’anno corrente termina infatti la decurtazione dei vitalizi in una decina di regioni italiane e tra queste il Piemonte non c’è. Tra il 2014 e il 2015, i consigli regionali più virtuosi sono intervenuti sui vitalizi con “contributi di solidarietà”: prelievi della durata triennale sull’importo dell’assegno, temporanei per aggirare un’eventuale bocciatura della Consulta a tutela dei diritti acquisiti. Ciò non toglie che il provvedimento potesse essere rinnovato. Ma solo Campania, Toscana ed Emilia Romagna hanno votato una proroga. Il risultato sarà un aumento della spesa da 140 a 170 milioni di euro, a cui si va ad aggiungere l’atteso ripristino dei vitalizi per i parlamentari nazionali.
Il motivo del mancato rinnovo dello stop in Piemonte, non ha però nulla di strano: la legge regionale che ha fissato il contributo di solidarietà sui vitalizi è entrata in vigore nel gennaio del 2015 e dura più a lungo (cinque anni invece di tre). Ciò implica un paio di cose: la prima, che in Piemonte i contributi di solidarietà non scadranno nel 2018 ma nel 2020. La seconda, che una durata più lunga ha suscitato una fronda di 39 ex consiglieri regionali che si sono rivolti alla Corte dei Conti per tutelare quello che considerano un diritto acquisito.
Il Piemonte la legge numero 21 del dicembre 2014 stabilisce un prelievo proporzionale all’entità dell’assegno percepito: dal 6 per cento per gli importi fino ai 1500 euro al 15 per quelli fino ai 6mila, più un contributo del 40 per cento qualora l’ex consigliere percepisca non solo il vitalizio regionale, ma anche quello da parlamentare italiano o europeo.
Tra gli ex politici firmatari del ricorso, che è stato però bocciato dalla sezione Lavoro della Corte dei Conti, ci sono Rolando Picchioni, l’ex presidente della Regione Enzo Ghigo e un paio di nomi coinvolti in Rimborsopoli: Angelo Burzi e Giampiero Leo, entrambi assolti.