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Come Facebook ha certificato la prima “bufala”

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Per la prima volta una notizia su Facebook è stata bollata come disputed, ovvero “contestata”. Un importante tassello apportato da Mark Zuckerberg nel mosaico della guerra alle bufale online. Ma andiamo con ordine.

Il fatto

Il 27 febbraio viene pubblicato, dal Seattle Tribune, un articolo in cui si fa riferimento alla fuga di informazioni riservate della Casa Bianca. Secondo Lucas Bagwell, il problema deriverebbe da uno smartphone android poco sicuro usato dal Presidente Trump, il quale sarebbe stato violato per ottenere dati sensibili. In pochi giorni l’articolo viene condiviso oltre 81mila volte, ottenendo quasi 200mila visualizzazioni totali.
Tutto nella norma, se non fosse che il Seattle Tribune – come si legge nero su bianco nella loro dichiarazione di non responsabilità – «è un sito web di intrattenimento e notizie satiriche». Questo non ha però impedito alla notizia di essere considerata come attendibile, viaggiando sui social al pari di altre autorevoli testate.
Dopo alcuni giorni di verifiche, Facebook ha deciso di etichettare la notizia come “bufala”, apponendo una didascalia con su scritto «disputed by Snopes.come and PolitiFact». Ma scopriamo qual è stato il processo con cui il più famoso social network al mondo ha certificato la non veridicità dell’articolo.

Cos’è l’International Fact-Checking Network?

Nel dicembre 2016, dopo una campagna presidenziale fatta di scandali e bugie, Zuckerberg e soci hanno annunciato di impegnarsi concretamente nel contrasto alle bufale. Per farlo si sono rivolti a un soggetto terzo e imparziale, non potendo svolgere contemporaneamente il ruolo di giudice e di censore. È qui che entra in scena l’International Fact-Checking Network (IFCN), un forum mondiale di giornalisti specializzato nel certificare le dichiarazioni fatte da personaggi pubblici, politici o istituzioni. Attivo da settembre 2015, l’IFCN nasce dall’idea che «il crescente numero di gruppi con iniziative di fact-checking potrebbero beneficiare di un’organizzazione che promuove le migliori pratiche in questo campo».
Questa la lista delle 43 testate, tra cui è presente anche l’italiana Pagella Politica, facenti parte dell’iniziativa no-profit:

ABC News (USA) Added Dec. 13th

Africa Check (South Africa, Senegal and Kenya)

Agência Lupa (Brazil)

Agência Pública – Truco (Brazil) Added Sept. 16th

Aos Fatos (Brazil)

AP (USA) Added Dec. 15th

Balkan Investigative Reporting Network Kosovo (Kosovo)

Climate Feedback (USA) Added Dec. 5th

Colombiacheck (Colombia) Added Nov. 11th

Chequeado (Argentina)

Demagog CZ (Czech Republic)

Demagog PL  (Poland)

Doğruluk Payı (Turkey)

El Deber Data (Bolivia)

El Mercurio El Poligrafo (Chile)

El Objetivo La Sexta (Spain)

Factcheck.org (USA)

FactCheck Georgia (Georgia)

FactCheck Northern Ireland (UK)

FactCheck-Ukraine (Ukraine)

FactChecker.in (India)

FactsCan (Canada)

Faktabaari (Finland)

Full Fact (UK)

GKillCity.com (Ecuador)

Internews Kosova (Kosovo)

Istinomer (Serbia)

Melu Detektors (Latvia) Added Sept. 26th

Metamorphosis Foundation (Macedonia)

Observador (Portugal)

Ojo Publico (Peru)

Pagella Politica (Italy)

Pesa Check (Kenya)

PolitiFact (USA)

Snopes (USA)

South Asia Check (Nepal)

TheJournal.ie (Ireland)

UY Check (Uruguay)

Valheenpaljastaja (Finland)

VERA Files Fact Check (Philippines) Added Sept. 19th

VoxUkraine (Ukraine)

The Washington Post Fact Checker (USA)

Zašto ne Istinomjer (Bosnia & Herzegovina)

 

Come si certifica una bufala negli USA?

Il meccanismo è suddiviso in 2 fasi:

  1. In base alle segnalazioni degli utenti, o grazie all’analisi fatta dai software, un articolo viene segnalato alle organizzazioni che si occupano di verificarne la veridicità.
  2. Le agenzie facenti parte dell’IFCN prendono in consegna la segnalazione e procedono al fact-checking.

Quando entrambe queste fasi certificano la falsità dell’informazione, Facebook appone all’articolo una didascalia con la definizione «Disputed by 3rd Party Fact-Checkers», allertando l’utente nel momento in cui volesse condividere il post sul suo profilo.
Ecco un tutorial in cui vengono spiegati i passaggi nel dettaglio.

 

In Italia è possibile segnalare una bufala?

Abbiamo provato ma, al momento, questo servizio non è ancora disponibile nel nostro Paese. Anche provando a condividere un articolo bollato come “bufala”, nel caso si utilizzi Facebook in Italia gli altri utenti non vedranno l’avviso apposto dal social network.

Per ora il problema maggiore resta tradurre il servizio in italiano, ma dalle alte sfere sembra che vi sia tutta la buona volontà a estendere la funzione anche al di fuori dei confini americani. Tuttavia, è prevista la possibilità di segnalare un contenuto che si ritiene essere una notizia falsa. La conseguenza sarà però impedire a quell’utente di comparire sulla propria bacheca, nulla di più.

PASQUALE MASSIMO