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Torino dichiara guerra ai ladri di biciclette

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Nell’ambito della nostra inchiesta sulla mobilità vi proponiamo un’intervista all’ispettore capo della polizia municipale di Torino, Adriano Petti, e all’agente Michele La Pietra che ci parlano di un progetto innovativo, da anni in prima linea per contrastare i furti delle due ruote.

Come state contrastando il fenomeno dei furti di biciclette?

«All’interno del reparto nucleo di prossimità abbiamo creato il progetto “ladri di biciclette”. È attivo da ottobre 2012 e gli agenti impegnati sono sei o sette, a seconda delle esigenze. Stiamo sviluppando anche collaborazioni con soggetti privati, come i ragazzi di Sherlock (start app che si occupa della marchiatura dei telai delle biciclette, ndr.), con i quali stiamo lavorando sui localizzatori gps».

Quali risultati avete raggiunto fino a oggi? Esistono dei dati?

«Furti e ricettazioni sono diminuiti. Ma soprattutto sono cambiate le modalità con cui vengono commessi. Non avviene più tutto alla luce del sole come qualche anno fa, i ladri sono più accorti. Per quanto riguarda i dati aggiornati al 31 dicembre 2016, abbiamo ricevuto circa 900 segnalazioni, sono state sequestrate 171 biciclette di cui 107 restituite e, di queste, il 70% sono state riconsegnate ai privati e il 30% erano del servizio ToBike (bike sharing comunale, ndr.)».

Perché è così difficile ottenere questi dati?

«La loro raccolta è frammentata. Uno dei problemi maggiori è quello relativo alle vittime dei furti, le quali difficilmente presentavano denuncia. Adesso, anche grazie alla diffusione delle immagini sul web, la situazione è migliorata. Prima la convinzione era: “tanto la bicicletta non si trova più”. Invece negli anni ne sono state ritrovate molte, e a livello cittadino c’è anche una maggiore consapevolezza».

È cambiato qualcosa con Chiara Appendino?
«Come in tutte le grandi organizzazioni, c’è stato un effetto volano evidente. Questa è un’amministrazione più attenta alle dinamiche dell’ecosostenibile e della sostenibilità in generale. Per quanto ci riguarda, non si sono visti cambiamenti. Ma siamo ottimisti».

Cosa prevedete per il futuro?
«Quando abbiamo iniziato il servizio nel 2012 molte biciclette erano oggetto di furto. Soprattutto il tipo di attività criminosa era più elevata di oggi. Adesso, le segnalazioni che arrivano sono diminuite, ma anche leggendo i giornali non si senti più parlare di “spaccate nei negozi” o “furti nei box”. Questo, nel nostro piccolo, è un segnale positivo: alla fine siamo serviti a qualcosa».

PASQUALE MASSIMO

 

 

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