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Infortuni a livello pre Covid e pochi controllori: Torino fa rete per la sicurezza sul lavoro

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«Tutto quello che è sommerso non è misurabile, ma non esiste un caso Piemonte». Nella regione della ThyssenKrupp, della gru di via Genova e di Brandizzo, c’è semmai «la consapevolezza di dover lavorare insieme sulla prevenzione per fare in modo che non si arrivi a queste estreme conseguenze». A spiegarlo è Michele Garufi, coordinatore del comitato permanente prefettizio che questa mattina alla Cavallerizza Reale ha presentato i risultati del progetto “Una rete per la prevenzione“, dedicato alla sicurezza nei cantieri edili e destinato alla formazione dei tecnici delle stazioni appaltanti dei Comuni del Torinese.

Presente al convegno anche il prefetto di Torino Donato Cafagna, che ha parlato di «rete, prevenzione e vigilanza» come colonne portanti di una società che ponga il lavoro a fondamento della Repubblica: «Lavoro che vuol dire dignità e sicurezza, rispetto delle regole e realizzazione del cittadino». 

È in quest’ottica che ha preso vita il progetto di rete, nato da un protocollo d’intesa sottoscritto nel 2022 da tutti i principali attori nell’ambito della sicurezza sul lavoro, dalla Prefettura agli Atenei cittadini, dalle associazioni di costruttori (Api, l’associazione delle piccole e medie industrie e l’Ance, l’associazione dei costruttori edili) agli enti di vigilanza (Inail, Spresal e Ispettorato sul Lavoro), dal Comune all’associazione “Sicurezza e lavoro” presieduta da Massimiliano Quirico.

Tra i focus, oltre alla formazione e alla corretta applicazione dei contratti dell’edilizia, c’è il contrasto al dumping contrattuale, cioè la smisurata proliferazione dei contratti di lavoro. «Triplicati negli ultimi quindici anni – aggiunge Garufi – favorendo l’offerta al ribasso».

Infortuni e morti sul lavoro: si torna ai livelli pre Covid

Presentati, durante il convegno, anche i dati Inail sugli infortuni e le morti sul lavoro in Piemonte nell’ultimo quinquennio, dal 2018-2022, con i dati provvisori del 2023 e i primi del 2024. «Nel comparto edilizia – commenta la direttrice regionale vicaria Inail Piemonte Vita Romaniello – il covid ha comportato una diminuzione degli infortuni, che sono tornati sostanzialmente al livello pre pandemico già a partire dal 2021». Sono 12.077 le denunce di infortunio sui luoghi di lavoro in edilizia in Piemonte nell’ultimo quinquennio. Novantuno le morti sul lavoro. Dati ancor più interessanti se inseriti nel panorama complessivo delle denunce. Quelle del settore costruzioni rappresentano il 4,98 per cento degli infortuni, ma incidono per il 16 per cento sul totale delle morti sul lavoro. In campo edilizio, non si registrano morti sul lavoro di donne (2 per cento i casi di infortunio), mentre il 30 per cento delle vittime è di origine straniera. Mentre il picco degli infortuni si verifica in età 35-49 anni, il picco delle morti riguarda la fascia 50-64 anni, segno che spesso, come sottolineato dalla vice presidente dell’Ance Chiara Borio, ad essere fatali sono «operazioni ripetute centinaia di volte». Torino continua a essere la provincia più interessata da infortuni e morti sul lavoro del Piemonte, con il 44 e il 33 per cento del totale.

Anticipati anche i dati provvisori relativi al 2023, che verranno presentati a luglio alla Camera. In Piemonte si riscontra un calo degli infortuni denunciati (-20,8 per cento) con un lieve aumento nel settore edilizia (+5,5 per cento) e un calo delle morti sul lavoro sia a livello generale (75 casi, corrispondenti a -19,3 per cento) sia nell’edilizia (15 decessi). Nel primo trimestre 2024 gli infortuni denuciati sono già 11.300, di cui 498 nell’edilizia, con una lieve riduzione rispetto all’anno precedente. Quattordici i morti sul lavoro dall’inizio dell’anno, di cui 2 nel settore costruzioni. 

Pochi e sottopagati: il problema dei controllori 

Dallo Spresal all’Ispettorato sul lavoro, l’allarme è unanime: i controllori sono troppo pochi e vengono pagati troppo poco. Sono 110 gli ispettori in servizio in Provincia di Torino, un numero esiguo rispetto al numero delle aziende: i fatti dicono che le ispezioni avvengono circa una volta ogni dieci anni. «A fronte di responsabilità importanti, comprese di delicatissime funzioni di polizia giudiziaria – dichiara il direttore  Angelo Serina, che solleva il problema del trattamento economico – un ispettore entry level guadagna tra i 1.400 e i 1.500 euro al mese. È chiaro che molti giovani preferiscono guardare ad altri lavori». La conferma arriva anche da Spresal: «Negli anni sono mancati programmazione e ricambio generale – commenta Pier Luigi Pavanelli, direttore Spresal Città di Torino – e questo non riguarda solo i tecnici, ma anche i medici del lavoro. Ora dobbiamo ragionare con le risorse che abbiamo e fare fronte comune mettendoci in rete». Si continuerà a farlo attraverso il tavolo di lavoro attivato in città e guardando alle sfide di un settore che ancora pone tante domande, dalla catena di subappalti ai ribassi sugli oneri della sicurezza e sulla manodopera, fino alla “patente a punti” per le aziende che entrerà in vigore a ottobre, ma a proposito della quale restano tante domande sull’effettiva efficacia. 

Foto di copertina di Anthony Foming su Unsplash