Si estende la foresta sulle Alpi: a rischio la biodiversità

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Gli alberi forniscono ossigeno e con esso la vita, ma l’estensione del limite dei boschi verso le quote più elevate e l’abbandono dei pascoli preoccupano gli esperti. “Con il cambiamento climatico e l’avanzamento della foresta verso quote più alte, si stanno chiudendo tutte le aree aperte, compromettendo alcune specie di uccelli”, spiega Riccardo Alba, dottorando del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi UniTo.

Nel saggio Avalanches create unique habitats for birds in the European Alps, pubblicato lo scorso 14 febbraio, sul Journal of Ornithology, lo studioso illustra come le valanghe possono essere una soluzione per questo problema. Alba, in un gruppo di ricerca coordinato dal professor Dan Chamberlain, dal 2015 ha condotto diversi studi sull’ecologia degli uccelli alpini nel parco della Val Troncea, in collaborazione con l’Ente di gestione delle Alpi Cozie. L’analisi sulle valanghe, che ha incluso sia la Val Chisone sia la Val di Susa e coinvolto 240 punti, ha dimostrato che i fenomeni di distacco di neve, oltre che a creare “fronti tagliafuoco” in caso di incendi, possono generare spazi aperti in grado di far sopravvivere le specie non adatte a vivere nelle zone boschive.

Le valanghe, quindi, potrebbero diventare sempre più utili per una montagna minacciata dal cambiamento climatico e dallo spopolamento. “Alcuni uccelli, come lo stiaccino, il prispolone, lo zigolo giallo, lo zigolo muciatto e la pernice bianca sono minacciati dalla scomparsa degli spazi aperti”, aggiunge Alba.
A allarmare gli studiosi è anche la diminuzione delle precipitazioni nevose nei periodi invernali e la loro concentrazione in primavera e in autunno, con la conseguente instabilità del manto nevoso. Si osserva, inoltre, a causa dell’aumento sensibile delle temperature, lo spostamento delle specie verso altitudini più elevate.