La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

L’analisi che segue è la traduzione del lavoro che alcuni studenti e tutor del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino hanno realizzato per l’Ethical Journalism Network. La rete ha pubblicato un report che dà conto del rapporto tra media e migrazioni in 17 paesi affacciati sul Mediterraneo, tra i quali l’Italia. Lo studio svolto dal Master è stato realizzato nel dicembre 2016 e riguarda i dati relativi alla seconda metà del 2015 e l’intero 2016.

Introduzione

Prosegue l’emergenza infinita delle migrazioni internazionali. Il 2016, riletto attraverso i media italiani, conferma la centralità del fenomeno migratorio, ma nel flusso informativo diffuso dai maggiori media outlet (stampa, tg e social media) si rilevano toni più utili al dibattito politico che alla comprensione di quello che sta realmente accadendo: spesso la chiave di lettura “ideologica” tralascia, se non contraddice, la chiarezza dei numeri.  Questa tendenza conferma lo schema già rilevato nel 2015, anno in cui le migrazioni internazionali diventano centrali nel panorama mediatico italiano sulla spinta dei drammi registrati nel Mediterraneo.

La pressione migratoria in Europa non è stata uniforme nel tempo e questo ha determinato differenti risposte dal punto di vista dell’opinione pubblica. In Italia è molto diffusa la percezione che l’apertura dei percorsi via mare abbia favorito un’immigrazione incontrollata, quando invece è vero che, dati alla mano, le rotte via terra e via mare trovano un loro bilanciamento, dato dalle politiche di frontiera degli stati. Secondo i dati di Frontex infatti, i migranti che hanno raggiunto le coste italiane da gennaio a novembre di quest’anno sono stati 173.055 contro i 122.557 entrati nel territorio europeo via terra nello stesso periodo, ma solo un anno prima si sono registrati 764mila attraversamenti illegali nella rotta balcanica (via terra) contro i 153.946 passaggi via mare.

Anche se l’Italia, dopo Spagna e Regno Unito, è stata nel 2016 il paese OCSE con il più alto incremento di immigrati internazionali – di sei punti percentuali tra il 2000 e il 2010 (3,7% – 9,7%) – nel 2015 la sola Germania ha ricevuto 175mila domande di asilo, contro le 83.540 italiane. Nonostante i dati rappresentino una situazione europea complessivamente bilanciata, benché seria, molti giornali hanno impostato la loro narrazione più con l’obiettivo di assecondare gli umori dei lettori che non per fornire un resoconto coerente di quanto e come gli sbarchi stiano modificando la composizione demografica del paese.

 

Carta di Roma

Carta Stampata

L’Osservatorio della Carta di Roma si occupa da diversi anni di analizzare come i media trattano il fenomeno delle migrazioni, usando come punto di riferimento il codice di condotta dettato dalla Carta di RomaPer quest’anno, la ricerca è stata condotta sulle seguenti testate: La Stampa, Avvenire, Repubblica, Corriere della Sera, il Giornale, l’Unità.

Il dato che emerge in modo più evidente è la centralità dell’argomento sulla carta stampata: nel corso del 2016 sono 1.622 le notizie dedicate al tema dell’immigrazione, il 10% in più del 2015, anno che già aveva segnato un picco di visibilità (e di sbarchi). Possiamo inoltre dire, in base al rapporto della Carta di Roma, che c’è continuità nel trattamento del fenomeno, perché sono solo 12 i giorni senza alcun titolo sui migranti sui quotidiani analizzati.

La Carta rileva però un importante cambiamento rispetto agli anni precedenti: si registra infatti un calo significativo dei toni allarmistici, che scendono al 27% degli articoli (contro il 46% dell’anno precedente) in ragione dell’ampia visibilità che hanno avuto le dimensioni della politica e della gestione europea e nazionale dell’accoglienza. Alcune tematiche “ansiogene”, così definite sempre dall’Osservatorio, però, permangono, soprattutto allo scopo di segnare una differenza “noi”/”loro”. In particolare, queste riguardano tutti i casi in cui si stabilisce una relazione tra migrazioni e terrorismo, criminalità e insicurezza. Vi è in alcuni casi la presenza di uno stile sarcastico e liquidatorio nei confronti di migranti e rifugiati, ma secondo l’Osservatorio si tratta di toni che vengono utilizzati da un’unica testata, il Giornale.

Rispetto ai temi correlati al fenomeno migratorio, la Carta riporta che si parla soprattutto di “accoglienza” (34% delle informazioni), e di “flussi migratori” (24%). Resta marginale il tema dei corridoi umanitari, di grande rilevanza sul piano geopolitico: sono solo 12 i titoli (o articoli) che trattano il tema in modo esaustivo, di cui 9 su 12 sono pubblicati su Avvenire. Si parla invece tre volte in più di questioni sociali e culturali collegate al fenomeno, con un taglio negativo.

Ci sono infine differenze significative di intensità nel trattamento del fenomeno: i mesi in cui si registra maggiore attenzione sono gennaio e giugno. A gennaio si trattano soprattutto le violenze di Capodanno a Colonia mentre a giugno spopolano la questione del burkini e le tre più grandi tragedie in mare avvenute in quel periodo.

 

Titoli sulle migrazioni sulle prime pagine dei quotidiani analizzati dall’Osservatorio

Sentiment Analysis condotta dalla Carta di Roma su alcuni quotidiani

 

Il lavoro dell’Osservatorio della Carta di Roma è senz’altro una delle fonti più qualificate nel panorama nazionale nell’analisi sulla rappresentazione mediatica del fenomeno migratorio.

OpenMigration è un progetto legato alla Coalizione per i Diritti Civili in Italia, produce informazione di qualità sul tema dei migranti, grazie anche al contributo di Open Society Foundation. Un post sulle Google Trends fino al 2015 rilevava l’uso uso dei termini “clandestini” e “migranti” nelle ricerche con una sostanziale umanizzazione del linguaggio.

Circoscrivendo ai media outlet italiani raccolti in Google News, la comparazione tra le ricerche su “rifugiati”, “clandestini”, “extracomunitari” e “migranti”, fa emergere la conferma dell’uso di quest’ultima accezione per in tutto il 2016 (esclusi due picchi a giugno e novembre).

Un ultimo “caso” nel racconto dei media sui migranti, coinvolge la Repubblica e la testata indipendente ValigiaBlu. Nella cronaca sulla presentazione del rapporto dell’Osservatorio della Carta di Roma, Repubblica ha scritto nell’occhiello di un titolo: “Toni più moderati nel 20 per cento dei casi su quotidiani e telegiornali. Ma è boom di razzismo sui social network”.

Il riferimento è proprio ai risultati dell’Osservatorio della Carta di Roma, ma, sottolinea ValigiaBlu: “L’analisi semantica dei 73mila tweet postati fra il 6 e il 20 luglio sui fatti accaduti a Fermo, quindi un piccolo microcosmo su Twitter con numeri bassissimi non permette di parlare dei social network in generale”.

 

Telegiornali primetime

Per quanto riguarda i telegiornali in prima serata, l’Osservatorio della Carta di Roma ha condotto la ricerca su 7 reti: TG1, TG2, TG3, TG4, TG5, Studio Aperto e TgLa7.

I temi “migrazioni” e “migranti” hanno avuto, secondo l’Osservatorio, ampio spazio nelle edizioni del prime time dei telegiornali: si contano, secondo la ricerca, 2.954 notizie in 10 mesi. La presenza del tema, però, è abbastanza costante: sono solo 8 i giorni in cui non è presente nemmeno un servizio in uno dei 7 telegiornali analizzati.

Anche in questo caso, come in quello della carta stampata, la Carta di Roma rileva che il primo tema collegato al fenomeno sui media è quello dell’accoglienza (36%) seguito dalla cronaca dei flussi migratori (27%) e dalla sicurezza (24%). È soprattutto Mediaset a trattare, con circa il 37%, il collegamento con quest’ultima tematica, quella securitaria. Nel corso del 2016 sono state 2.954 le notizie dedicate al tema in oggetto nelle prime edizioni serali dei TG italiani, ovvero il 26% in meno rispetto al 2015.

I temi che hanno trovato più spazio sono stati quelli più eclatanti: nella cronaca spiccano le violenze sessuali a Colonia avvenute il 31 dicembre 2015, il caso dell’omicidio di Fermo del 5 luglio 2016 e le barricate di abitanti nel ferrarese del 24 ottobre 2016 contro l’arrivo di richiedenti asilo. Interessante è la notazione rilevata dalla Carta che evidenzia come non sia più centrale il fenomeno degli sbarchi ma, piuttosto, l’attenzione dei media si focalizzi sul tema delle frontiere.

Non c’è inoltre una provata correlazione tra l’elevata esposizione al fenomeno migratorio e la percezione di insicurezza o minaccia da parte dei cittadini, ma viceversa c’è una correlazione tra il modo sensazionalistico con cui il fenomeno viene raccontato e un incremento della paura. Un esempio lampante è quello che vede il fenomeno migratorio collegato al terrorismo jihadista di matrice islamica.

Un ultimo dato è infine molto importante per quanto riguarda l’aspetto dei telegiornali: immigrati, migranti e rifugiati hanno voce solo nel 3% dei servizi. Il fenomeno che li riguarda è infatti presente nei telegiornali attraverso il racconto di istituzioni, cittadini ed episodi particolari ma manca quasi completamente l’autonarrazione di chi vive le migrazioni in prima persona.

ANALISI DEI QUOTIDIANI

L’immigrazione è ormai un argomento fisso della nostra informazione quotidiana, un “luogo comune” dei giornali italiani, per usare le parole di Ilvo Diamanti. Anche se non sono avvenuti eventi rilevanti come nel 2015, l’anno che volge al termine ha trattato il tema con costante regolarità. Nelle 70 prime pagine del 2016 prese in riferimento su “La Stampa” l’argomento immigrazione, apparso tra le notizie più significative di giornata, viene letto soprattutto dal punto di vista politico. A partire dalle discussioni sul trattato di Schengen, le frontiere “da chiudere” di Slovenia e Ungheria, il successo elettorale in Germania della AfD anti-immigrati, gli scontri sui fondi europei, l’incontro Merkel-Hollande-Renzi a Ventotene. La tendenza è quella di non utilizzare immagini dal forte impatto emotivo, anche se non mancano le eccezioni: la prima pagina del 19 aprile sul duello tra Merkel e Renzi sui fondi Ue per i migranti o quella del 4 maggio sui visti per entrare nell’Unione Europea . I titoli, a parte rari casi (“Migranti, l’orrore e la pietà” del 31 maggio), non utilizzano toni sensazionalistici o emozionali. Nei periodi di mancanza di aggiornamenti su politiche migratorie, “La Stampa” propone alcune storie ed immagini sulla vita dei migranti, soffermandosi in particolare su bambini o minori: riguardano diversi messaggi da parte del Papa e alcuni reportage come: “In Italia dall’Africa 30 minori al giorno” (14 aprile), “Quei bimbi nati in mare sui barconi della morte” (6 ottobre) e “Jahi, Kalid e i 16 mila bimbi migranti senza genitori” (13 ottobre). Il termine più impiegato è “migranti”, spesso ad inizio titolo, per contestualizzare la notizia. Vengono utilizzati anche i termini “profughi”, “rifugiati”, “scafisti” in due occasioni “disperati”, non compare mai “clandestino”. Solo in rari casi, invece, si fa uso di toni allarmistici: “Allarme sbarchi in Puglia” (27 febbraio) e “Allarme migranti, vertice in Quirinale” (14 marzo). Nel complesso, quindi, si registra, rispetto al 2015, un abbassamento dei toni che rientra in quel processo di “normalizzazione” che la Carta di Roma ha spiegato nel suo ultimo report.

Da Repubblica emerge un incremento dell’attenzione dedicata dal quotidiano agli argomenti dell’immigrazione e dell’accoglienza.  In particolare i picchi più significativi si registrano nel periodo di febbraio 2016, relativamente alle politiche adottate nel merito dall’Unione Europea, e nel periodo tra maggio e giugno 2016 per l’aumento dei naufragi in mare nei pressi delle coste italiane.  La maggior parte degli articoli di apertura del quotidiano sono relativi all’aspetto politico dell’immigrazione, in particolare al confronto tra il governo italiano e l’Unione Europea.  In prima pagina Repubblica titola: ”Renzi sfida la UE. Noi salviamo vite, voi pensate ai conti” e ancora:”UE, scontro sugli immigrati. Italia minaccia: meno fondi”. Particolare spazio è dedicato anche allo scontro interno tra i paesi della comunità europea e ai negoziati con la Turchia: “Accordo Londra-UE, ma è lite sui migranti”; “Schengen spacca l’Europa”; “UE, la Turchia alza il prezzo. Migranti, Ankara vuole altri 3 miliardi”. Particolare attenzione viene data anche al parere del mondo cattolico, uno dei titoli recita: ”Migranti: accogliere tutti. La Cei contro il Viminale”.  Meno spazio è invece dedicato al dibattito sul tema nella politica interna italiana.

Il materiale fotografico è associato principalmente agli articoli che si occupano dell’aspetto sociale del fenomeno migratorio e al racconto dei viaggi e degli sbarchi. Nell’analisi dei dati, una particolare attenzione viene data alle donne e ai bambini rimasti vittime nei naufragi. Il 30 maggio 2016 Repubblica titola: “Emergenza sbarchi. Mancano le navi. E’ strage di bambini”, e ancora, lo stesso giorno, è pubblicato sul sito l’articolo “Le mamme tenevano in alto i figli poi l’acqua è salita, tanti sono andati giù”. Non mancano i toni di allarme, spesso affiancati da appelli all’accoglienza.

Sul Corriere della Sera, nel 2016, il tema dei migranti, declinato su personaggi e temi differenti, è apparso in 67 prime pagine.

Nella prima parte dell’anno l’attenzione della testata è polarizzata sui temi europei, a partire dalle denunce di Colonia di capodanno 2015, fino alla crisi degli accordi di Schengen. Corriere mette così in prima pagina la crisi diplomatica in Germania (prima pagina del 7 gennaio: “migranti, ultimatum tedesco”), poi a marzo la questione Ankara. L’acuirsi della guerra civile in Siria si traduce in una crisi migratoria attraverso il Bosforo. L’8 marzo, così, Corriere apre con “Profughi, il prezzo di Ankara”: il giornale cerca di uscire dalla spirale cronachistica per dare una lettura globale al fenomeno e le implicazioni sul piano politico negli stati maggiormente coinvolti, in particolare la

Germania che ospita una nutrita comunità turca. La prima apertura del 2016 di stretta attualità di cronaca è del 14 aprile: “Record di sbarchi dalla Libia” in cui si riporta il dato di 112 mila profughi accolti da inizio anno e di un incremento del 55% di arrivi nei primi mesi 2016. cinque giorni più tardi il Corriere apre con “Centinaia di morti in mare”, riferito alla tragedia occorsa lungo la tratta Somolia – Sicilia. Aprile è il mese in cui Vienna comincia a paventare l’ipotesi di costruire un muro alto 4 metri al Brennero. Il 9 maggio l’apertura è dedicata proprio alla guerriglia al Brennero con i black bloc schierati sul confine a combattere la polizia, nei giorni a ridosso delle elezioni austriache.

Corriere cambia registro in occasione del naufragio che vede coinvolti 562 migranti il 25 maggio: due immagini in prima pagina (25 e 26 maggio) definiscono l’agenda pubblica secondo un leit motiv di gravità e stretta attualità: anche il 28 maggio in prima pagina si parla di “strage di migranti”, contando le vittime in tre giorni (sono 45).

la natura europea dell’emergenza riemerge con evidenza a luglio con gli attacchi terroristici a Nizza e Monaco di Baviera, due eventi che seppur non direttamente riconducibili al tema dell’immigrazione, spingono i principali politici a intervenire sulla questione. La cancelliera tedesca Angela Merkel rilancia la sua linea sull’immigrazione, mentre si mette a punto un nuovo piano per la Grecia. Il Corriere torna sulla cronaca ad agosto quando esplode la tensione a Ventimiglia, mantenendo però toni moderati. La seconda parte dell’anno vede un progressivo allentarsi dell’attenzione sul tema dell’immigrazione, con picchi di rilievo solo in occasione dello sgombero del campo di Calais. Unica eccezione il caso del 4 novembre, quando una foto particolarmente cruda riaccende i riflettori sulla piaga delle traversate dalla Libia. Davanti alle sue coste, infatti, si contano 239 morti e si racconta delle atrocità commesse dagli scafisti nei confronti dei profughi.  Si legge infatti: “hanno ucciso per convincere i migranti a salire sui barconi”

La parola chiave nella lettura della realtà di Libero e Il Giornale è invasione. Le posizioni dei due quotidiani non differiscono di molto, ma si può notare In Libero una particolare virulenza. Per Libero può valere come dichiarazione di intenti, la risposta del fondatore Vittorio Feltri al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che aveva scritto una lettera al giornale in seguito a questa polemica prima pagina.

“Dispiace che dal Palazzo non giunga mai una voce di solidarietà nei confronti degli italiani che, poveracci, subiscono l’invasione degli stranieri senza che nessuno si occupi dei loro disagi. Certa nostra gente vive male e si sente addirittura discriminata perché riceve meno cure e meno attenzioni rispetto ai profughi. E ciò non contribuisce a rasserenare gli animi. Io vivo accanto al popolo e conosco le sue sofferenze, aggravate dalla massiccia presenza di extracomunitari allo sbando”.

Il Giornale della famiglia Berlusconi si distingue per i continui attacchi al mondo islamico e alla generalità dei migranti, accostati con disinvoltura al terrorismo. I toni sono spesso apocalittici. La polarizzazione della stampa italiana tocca il suo apice con i due giornali qui analizzati, che fomentano i lettori senza giri di parole con un linguaggio spesso sguaiato.

La migrazione è trattata come un’invasione a spese dei contribuenti, la sofferenza dei migranti non rientra nella linea editoriale, a prescindere dagli eventi. Il discorso è impostato sulla rivalità italiani impoveriti contro profughi, prefigurando uno scontro senza quartiere.

Il Manifesto pubblica la foto del “piccolo Ayan” in prima pagina. La scelta serve a sensibilizzare il lettore sulla tematica. Il quotidiano non è nuovo a queste trovate grafiche il cui impatto ne fanno un marchio di fabbrica. Interessante è lo spazio dedicato dal vignettista Biani al tema delle migrazioni e più in generale degli stranieri in Italia e in Europa: ci sono infatti numerose immagini che trattano la questione, soprattutto ironizzando sulle dichiarazioni di alcuni politici dell’UE e su alcuni dibattiti che hanno scosso anche l’Italia, come quello sul burkini.

 

COME NE PARLANO I MEDIA

un’analisi sulla terminologia

Il ruolo dei media nella cultura politica italiana è storicamente di grande impatto. Per questo una delle preoccupazioni principali della Carta di Roma è stata quella di lavorare sul lessico dei quotidiani. I toni allarmisti con i quali i principali giornali trattavano la questione migranti, era controproducente ai fini di un dibattito costruttivo sull’integrazione. L’utilizzo di parole come “irregolari” o “immigrati” fomenta, secondo la Carta,  l’odio razziale soprattutto quando servono a dare visibilità ad articoli che gettano ombre sui rifugiati. Sul protocollo deontologico, al momento della sua stesura, si leggeva come la tematica venisse affrontata solo in termini drammatici. Il viaggio dei migranti diventava spesso nei quotidiani “un’invasione” e il dibattito politico usava frasi come “problema di interesse nazionale” per descrivere la questione. Inoltre si leggeva una maggiore richiesta di “sicurezza” per fronteggiare quello che era, per la stampa, un “problema”.

Già dal 2013, però, in seguito alla strage di Lampedusa del 3 Ottobre 2013, dove persero la vita 368 migranti, i media italiani cominciarono ad invertire l’allarmismo nel lessico. I quotidiani infatti per evitare che il lettore si abituasse ad etichettare le vittime come “clandestini” attribuendo un immagine negativa agli sbarchi, preferirono l’utilizzo del termine “rifugiato”. In questo modo secondo Marco Bruno, ricercatore della Sapienza lo sbarco diventa “un’immagine simbolo, un’icona del fenomeno migratorio” e dunque verrà percepito meno come invasione e più legato ai lati umani dell’intera vicenda.  

Il cambio di rotta auspicato dalla Carta di Roma si tradusse in una petizione lanciata nel 2015 dal nome “No hate Speach” che si impegnava a denunciare e emarginare i comportamenti che incitavano all’odio razziale. Le conseguenze positive non tardarono ad arrivare. “La Stampa” ad esempio, pubblicò un articolo, che raccontava la storia di Nicole, ragazza di etnia Rom, il cui QI era pari a 162. Nei commenti all’articolo vi furono comunque numerosi insulti, ma i social media manager del quotidiano bannando gli utenti responsabili degli epiteti offensivi e consigliando ad altri di non assecondarli, riuscirono ad arginare la situazione.

 

Crediti: Ethical Journalism Network (EJN); Carta di Roma association’s website; “Immigrati: da emergenza a opportunità” (Confindustria Centro Studi, n°26 – Giugno 2016)

Hanno analizzato le singole testate:

Marco Gritti: il Corriere della Sera

Emanuele Granelli: La Stampa

Lucrezia Clemente: la Repubblica

Romolo Tosiani: Libero e Il Giornale

Camilla Cupelli: il Manifesto

 

Per le prime pagine è stato usato il sito Funize.com

 

Autori:
Raffaele Angius
Lucrezia Clemente
Camilla Cupelli
Emanuele Granelli
Marco Gritti
Massimiliano Mattiello
Lavinia Rosi
Romolo Tosiani
Alessandro Cappai
Luca Indemini