La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Gessen: “In dittatura il giornalismo è un atto politico”

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“Il progetto ha preso forma durante la prima settimana di invasione dell’Ucraina. In quel momento i giornalisti indipendenti hanno iniziato a fuggire dal paese, perché Putin ha istituito che chiunque screditasse l’esercito sarebbe stato processato come un criminale”. Nelle parole di Masha Gessen, al Festival internazionale del giornalismo, la ragioni che hanno portato alla creazione di un database, impossibile da distruggere o bloccare, che fungesse da archivio permanente per i media indipendenti russi.

Ma i giornalisti e ricercatori, che nel 2022 hanno dato vita al Russian Independent Media Archive (RIMA) avevano un’ambizione più ampia: volevano “comprendere meglio come funzionano le dittature e opporsi alla propaganda e alla manipolazione della narrativa storica”. Il loro obiettivo era anche creare un modello per le persone di tutto il mondo che lottano contro una sorta di tirannia fondata sull’annientamento del passato.

La giornalista russo-americana Gessen è una delle fondatrici di Rima: “Fin da subito il Cremlino ha iniziato a raccontare l’invasione dal proprio punto di vista. Abbiamo così deciso di salvare tutti i dati e gli articoli degli ultimi 20 anni, dall’inizio del primo governo Putin. Abbiamo circa 2,2 milioni di pezzi nel nostro archivio. Il primo anno di lavoro abbiamo dovuto costruire le infrastrutture. Il nostro sistema ha un meccanismo di apprendimento automatico, in modo tale da poter trovare articoli non solo in russo ma anche in inglese. Questo ci permettere di raccogliere pezzi da tutto il mondo”. La necessità di preservare nasce anche da una questione culturale: “In Russia è difficile essere d’accordo sui fatti della nostra storia, soprattutto dopo il 1991. Il nostro archivio serve per registrare quello che sta effettivamente succedendo” sottolinea. E il database viene aggiornato costantemente: “Alcuni giornalisti hanno iniziato a raccogliere le testimonianze dei soldati russi e dei crimini di guerra che stanno commettendo – continua –. Un giorno il regime di Putin finirà e per questo motivo abbiamo bisogno di prove. Il nostro lavoro è una prima bozza della storia”.

E in questi casi le parole assumono un valore diverso secondo Gessen, allontanandosi dall’imparzialità: “Quando vivi in un paese autocratico il giornalismo diventa un atto politico, l’archivio nasce da un’idea di resistenza – conclude –. Tutti i dittatori contemporanei raccontano di un passato ideale, per questo noi vogliamo dare una documentazione accurata e dettaglia di cosa è successo e di cosa avverrà”.