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Da dieci anni la casa maternità Prima Luce aspetta il riconoscimento

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“Ci sono case maternità operative e riconosciute da Nord a Sud, mentre qui in Piemonte attendiamo da anni un riconoscimento per poter lavorare in rete, in un’ottica di ampliamento della scelta libera delle donne e delle loro famiglie del luogo in cui partorire”. Anna Ruocco, ostetrica fondatrice e presidente della casa maternità Prima luce di Torino commenta così la situazione della struttura situata nel cuore della città in occasione dei dieci anni di attività. Le case di maternità sono strutture gestite da ostetriche e collegate agli ospedali. Si tratta di ambienti intimi e accoglienti, con tutte le caratteristiche di abitazioni familiari. Il loro valore è quello di unire i vantaggi del parto a domicilio alla professionalità di un gruppo di specialiste.

Le prime sono nate negli Stati Uniti negli anni Settanta e poi si sono diffuse in Europa, in particolare in Germania e – seppur in misura più modesta – anche in Italia. Ma la casa di maternità Prima Luce, nonostante sia aperta da un decennio, vive ancora una contraddizione: il rimborso di maternità per il parto a domicilio è riconosciuto dalla Regione a coloro che partoriscono fuori dal territorio regionale, ma è negato se si partorisce in una casa maternità del territorio.

Il 31 gennaio 2017 il Consiglio regionale ha presentato una mozione al fine di arrivare al riconoscimento formale delle case di maternità, in modo tale che il parto in quei luoghi possa essere qualificato come parto a domicilio. In riferimento ai dieci anni di lavoro Ruocco dice che rappresentano “un traguardo importante ma senza un riconoscimento ufficiale il percorso non si può considerare compiuto completamente”. In questi anni, sono state assistite 461 nascite. L’attività della Prima luce non si limita all’accompagnamento, al sostegno durante e dopo il parto, ma si rivolge anche alle scuole con lezioni di educazione all’affettività, prevenzione e sostegno alle famiglie con diagnosi tumorali, donne vittime di tratta, rifugiate e richiedenti asilo.